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Sulle orme di H. James
È necessario premettere a questo scritto il fatto innegabile che io sia un’estimatrice della prosa enigmatica, elusiva e allusiva di Henry James e che la lettura di questo romanzo mi ha permesso di riconoscerne qui i tratti fondamentali della sua scrittura. È stata dunque una lettura piacevole in virtù del fatto che la tecnica narrativa utilizzata -narratore interno costantemente autorappresentato nello sforzo di ricostruire una vicenda di cui egli, all’epoca dei fatti narrati, non era per niente consapevole e che si ritrova più che a essere protagonista a fare semplicemente da testimone – pur generando numerose anacronie e il ricorso frequente ai flashback con conseguente sforzo ricostruttivo della vicenda da parte del lettore , genera nello stesso , o almeno questo capita a me, il pieno coinvolgimento nella narrazione col fine pressante di capire gli eventi .
Tutto è detto e taciuto fin dall’inizio, accennato ma non svelato; il narratore, John Dowell e la moglie Florence sono due ricchi americani che stabilitisi in Inghilterra entrano in amicizia con una coppia, gli Ashburnham, il buon soldato Edward, appunto, e sua moglie Leonora. John racconta in seguito alla morte della moglie e di Edward i fatti che apprende dalla rivelazione di Leonora: insomma sappiamo fin da subito di essere alla ricerca di una verità che ci verrà però consegnata solo attraverso un unico punto di vista supportato tra l’altro solo dal ricordo e dall’ipotesi ricostruttiva, quella riconducibile al “deve essere accaduto proprio così”. Il narratore inoltre non nasconde il suo imbarazzo a essere stato in un qualche modo estromesso da quegli stessi eventi di cui ora riferisce e non cela nemmeno il fatto di non riuscire, nonostante tutto, a giudicare i protagonisti della “ più triste storia” – questo sarebbe dovuto essere il titolo originale cassato dall’editore per via dei tempi di pubblicazione, correva l’anno 1915, - e in particolare a mostrarsi molto comprensivo nei confronti del “buon soldato” Edward, a più riprese giustificato per i suoi comportamenti e quasi commiserato. La stessa compiacenza viene mostrata inizialmente anche per le donne coinvolte, le quali, però negli sviluppi successivi, vengono entrambe, almeno “le mogli” giudicate e allontanate dalla propria sfera affettiva, la stessa che, per tutto l’arco dell’esistenza del nostro John, si rivelerà essere stata monca, deficitaria, incompleta e irrisolta. Probabilmente il commento che state leggendo sarà a sua volta percepito come allusivo e poco chiaro ma questo è fatto per tutelare lo stesso futuro lettore dell’opera che deve essere messo nelle condizioni di non sapere nulla per affidarsi totalmente alla voce narrante, a suo rischio e pericolo. Buona lettura.
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