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Persi nel nulla della natura più estrema
Provate a cercare "Omsk" su Google Maps.
Focalizzate il punto in cui si trova.....una terra di nessuno, spersa per quel meraviglioso transcontinente EuroAsiatico, che è la Russia.
Poi immaginate cento e più anni fa, l'inverno implacabile siberiano, la neve, i lavori forzati, la nebbia, i vestiti di fortuna, la morte come unico sollievo, gli alberi ghiacciati e il territorio brullo infinito.
Odio, rabbia, disperazione, promiscuità, la consapevolezza di non uscirne vivi. Freddo, gelo, privazioni e ancora freddo insopportabile, le mani che si ghiacciano, le dita dei piedi congelate, nasi che si staccano....ecco abbiamo un esempio vero di inferno in terra.
Sembra. che il genio dello scrittore ne rimase talmente provato da quella esperienza, che la sua salute mentale, quando miracolosamente ne uscì fuori, ne risultò provata e devastata, che poi quell'aurea di depressione, di sconfitta, di mestizia si sia riversata inesorabilmente nei capolavori che ci ha regalato nel corso della sua esistenza.
Come dice il titolo illuminante: sono queste delle memorie che provengono dai già morti, dai resti viventi di disperati, che il potere russo confinava ai margini estremi del proprio infinito territorio, per costruire strade, lastricare terreno, posare binari, erigere case, devastare foreste, in nome del progresso che si sarebbe da li a poco tinto di rosso, come il sangue che questi reietti della società avrebbero versato inesorabilmente, per pagare a caro prezzo le proprie malvagie azioni in alcuni casi, o opinioni che andavano contro il potere di allora.
Naturalmente chi si pone davanti a questo reale reportage da queste lontane e inaccessibili terre, deve avere cuore e coraggio per sopportare fino a che punto possa spingersi la follia e la cattiveria umana. In cambio avrà almeno uno scorcio su quello che spesso viene definito: un inferno in terra.