Dettagli Recensione
Una nazione d'ubriaconi... (?)
Cavolo se è stato traumatico. questo approccio con James Joyce.
Andrò subito al punto: "Gente di Dublino" non mi è piaciuto molto. Sì, perché senza nulla togliere allo stile dell'autore l'ho trovata una lettura pesante; per vari motivi.
Prima di tutto non si fa in tempo a entrare in empatia coi personaggi. Potrà sembrare una sciocchezza, visto e considerato che i racconti non hanno il tempo di tratteggiare bene i personaggi; e può sembrarlo soprattutto in questo caso che i racconti sono tutti brevissimi (a parte gli ultimi due). Tuttavia, vi dò ragione fino a un certo punto. Penso ad esempio a “Cronache Marziane” di Ray Bradbury, in cui c’è un personaggio (Spender) che è rimasto indelebile nella mia memoria, e non è il solo ad avermi lasciato un segno nella testa. Trovo che una raccolta chiamata “Gente di Dublino” abbia come fine principale proprio quello di farci entrare nella testa e nei sentimenti dei dublinesi; che dovrebbero essere loro a dover restare indelebili nella nostra mente a lettura ultimata. Purtroppo non è stato così, almeno per quanto mi riguarda.
E cosa dire della stessa Dublino? Il suo ritratto non è vivido come avrei sperato. Pur non lesinando in descrizioni, Joyce non è riuscito a farmela “vedere”; la città non ha preso vita nella mia mente. Nell’ultimo racconto poi (che probabilmente è anche il più interessante) Joyce diventa quasi irritante: ci descrive per filo e per segno l'atmosfera di una casa privata, delle portate e del proseguimento di una cena mentre abbiamo una Dublino, lì fuori, in gran parte inesplorata.
Ma la cosa che più mi ha infastidito è che, del modo di vivere e d’essere dei “Dubliners”, passa quasi soltanto l'idea che siano ubriaconi. Mio dio; alcool ovunque, in ogni santo racconto. Certo, passano anche cose come l'amore viscerale per la propria terra, la voglia di partire smorzata dalla paura d’abbandonare la terra natia, la rigidezza mentale; ma sono cose soltanto accennate. Se Joyce avesse messo, nel trasmettere queste cose, lo stesso ardore e ripetizione che ci ha messo nel dire che i dublinesi sono una massa di ubriaconi, forse lo avrei apprezzato di più.
Per concludere, "Gente di Dublino" è ben scritto ma spesso prolisso, a volte pesante, ma questa pesantezza non è comunque ripagata da una profondità di contenuti che lasci soddisfatti o folgorati.
Se avevo paura di leggere "Ulisse", ora sono terrorizzato.
“Vi son riusciti. L’hanno abbattuto.
Ma tu Irlanda ascolta:
Potrà ancora il tuo spirto risorger dalle fiamme
Come fenice allo spuntar del giorno
Del giorno che porterà la Libertà
E possa ben l’Irlanda allora
Nella coppa alla gioia alzata mischiare
Un sol dolore: il rimpianto di Parnell.”
Commenti
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Comunque, la mia recensione non è volta a sminuire Joyce, anche se so bene che mi attirerò le ire di tutti i suoi estimatori, così come attirai le ire degli estimatori di Tolstoj nella mia recensione su "Anna Karenina". Non metto in discussione l'autore... ma sinceramente mi aspettavo molto di più. O forse non è nelle mie corde, cosa ancor più probabile.
Darò un'occhiata a Dedalus, comunque. ;)
Vale.
Comunque, complimenti per la sincerità. Iniziare la recensione con "Cavolo se è stato traumatico questo approccio con James Joyce" è troppo simpatico :)
ho questo pregio/difetto, non riesco a dire sciocchezze riguardo ai libri che leggo... quel che mi hanno trasmesso, quello dico :D Ti attiri le ire di chi quei libri li ha amati, ma io cerco sempre di essere diplomatico e credo fermamente nella soggettività estrema che influenza i giudizi di un lettore.
Vale.
non fatico a capirti. Avevo delle aspettative molto alte ma, pur non volendo sminuire il valore di un grande libro, sono state un po' disattese.
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