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Bartleby lo scrivano
 
Bartleby lo scrivano 2020-02-09 17:35:04 lapis
Voto medio 
 
4.3
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
4.0
lapis Opinione inserita da lapis    09 Febbraio, 2020
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“O Bartleby! O umanità!”

Difficile da gestire emotivamente. Impossibile da afferrare. Siamo al cospetto di una di quelle storie che si possono leggere una volta, un’altra e un’altra ancora e non smettono mai di porci nuovi interrogativi. Una manciata di pagine, dalla trama semplice e dallo stile impeccabile, eppure capaci di spiazzarci e lasciarci un profondo senso di spossatezza e inadeguatezza.

L’enigmatico fascino di questa novella sta tutto nel mistero che avvolge la figura di Bartleby. È la voce del suo datore di lavoro, un anziano e bonario avvocato di Wall Street, a parlarci di questo copista pallido, mite e taciturno. Non esce mai dall’ufficio, non profferisce mai parola. Sta sempre lì, nascosto dietro a un paravento verde, a scrivere e scrivere, instancabile e solitario. Un impiegato modello, fino a quando qualcosa si incrina e alle richieste più banali comincia a offrire sempre la stessa risposta. Effettuare una commissione? Controllare un testo? Spiegare le ragioni del proprio comportamento? “Preferirei di no”.

Non è un rifiuto sprezzante o impertinente. Non c’è traccia di aggressività nel garbato e imperturbabile Bartleby, solo desolazione e miseria. Il paziente avvocato inizialmente lo asseconda, compassionevole e comprensivo. In fondo, non fa male a nessuno, non disturba nessuno. Fino a quando la difficoltà di interagire con la realtà non diventa un vero e proprio rifiuto di vivere. Bartleby alzerà definitivamente gli occhi dai fogli, restando immobile a fissare un muro di mattoni. Impossibile continuare ad assecondarlo, impossibile offrire un vero aiuto, in assenza di comunicazione. “Preferirei di no”.

Il conflitto sembra allora insanabile e risolvibile solo con l’allontanamento, ma in nessun modo il narratore riuscirà a liberarsi da questo enigma inesplicabile. Lo stesso interrogativo che finirà per ossessionare il lettore, ben oltre l’ultima pagina. Bartleby è rimasto soggiogato dal male di vivere o ha volontariamente preferito scegliere un’altra vita, fuori dagli schemi della ragione, difendendola con un ostinato e disarmante silenzio?

Bello leggere e continuare a rincorrere il mistero, pur sapendo che una risposta alle nostre domande non arriverà mai.

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Commenti

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siti
10 Febbraio, 2020
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Ciao Manuela, è proprio vero quello che dici, ricordo pagine che mi fecero pensare al ruolo dell'ipocrisia nelle relazioni sociali.
In risposta ad un precedente commento
lapis
11 Febbraio, 2020
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Ciao Laura, questo testo è stato ed è per me un vero e proprio rompicapo.
Tanti gli spunti, su Bartleby, sulle diverse reazioni di chi lo circonda, sulle scelte umane più in generale. Non lo dimenticherò facilmente, mi sa :)
Grazie mille per il confronto.
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