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L'asino otricida
Apuleio ci racconta le peripezie di un avvocato, Lucio, lo stesso nome dell'autore, che cade nelle reti di una maga, viene trasformato in asino e dopo mille avventure viene ritrasformato in uomo per intercessione della dea Iside. Il tono del romanzo è scanzonato e scherzoso. Il libro è pieno di mangiate, di corna, di briganti, di donne disinvolte e di mariti cornuti. Contiene anche inserti interessanti come la favola di Amore e Psiche. Solo verso la fine il tono cambia e si intuisce che l'autore vuole raccontare non solo la metamorfosi più evidente da uomo a asino e le sue divertenti conseguenze ma anche una seconda metamorfosi che avviene nell'animo di Lucio dopo l'intervento di Iside. Il tono nelle ultime pagine riflette una insospettabile esigenza di spiritualità. In un certo senso Lucio dopo essere stato asino tutta la vita (prima e dopo la metamorfosi) cerca di diventare uomo nel rapporto con il trascendente, rapporto che è serio e sentito. Il lettore quasi non si aspetta questa svolta mistica dell'asino masticatore che ha pensato solo alla sua pellaccia per tutto il romanzo.
E' come se davvero l'asino diventasse un uomo e si alzasse in piedi e salutasse il lettore da una dimensione nuova.
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