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Il tuffo
Pedante monologo di un avvocato che presenta agli occhi del lettore, senza che il lettore ne abbia piena consapevolezza, l'evoluzione dell'animo umano una volta tolto di mezzo il giudice, Dio, quindi la morale e la legge intendendo con legge non la legge umana, ma il punto fermo della legge divina. Tolto il perno, l'avvocato, diventato giudice, forse papa, forse dio, descrive l'evoluzione del proprio animo, quindi diciamo dell'animo umano in quanto l'avvocato non è nè migliore nè peggiore degli altri uomini: è un uomo insomma a tutti gli effetti, perciò il discorso che fa su se stesso potrebbe essere visto anche come profetico dell'evoluzione dell'animo dell'uomo in mancanza di riferimenti morali.
Troviamo all'inizio della sua parabola discendente, l'avvocato a difendere gratuitamente orfani e vedove e a fare elemosina ai bisognosi e a aiutare ciechi eccetera nelle loro ordinarie necessità. Essendo come dicevo un uomo, il nostro avvocato non è buono in assoluto (Dio solo è buono), di conseguenza nelle sue azioni c'è una macchiolina, un difetto, un desiderio di approvazione o di riconoscimento che rende tali azioni per quanto lodevoli, tuttavia imperfette.
Il gioco dell'avvocato consiste per tutto il testo nel voler convincere il lettore che dalla macchiolina iniziale alla caduta più rovinosa della degenerazione finale non c'è che una lieve distanza. E' il fatto di togliere un riferimento assoluto alla morale, di togliere un Giudice di mezzo, che rende tutto relativo, tutto opinabile, tutto così è se vi pare in mano a un bravo avvocato. La discussione è in fondo corretta: la rinuncia a Dio implica una rinuncia all'idea di Bene e di Male, cioè la rinuncia a riferimenti assoluti e implica necessariamente la caduta dato che l'uomo è per natura egoista e ama soprattutto se stesso e persegue in tutta onestà e sincerità il proprio piacere che mal si concilia con il bene altrui. Ragion per cui la caduta è inevitabile. Nonostante l'esattezza del ragionamento, Camus non rinuncia a una speranza che sta nella ragazza che si butta nel fiume. L'atto di tuffarsi dietro alla ragazza per salvarla spezzerebbe la logica delle cose. In un certo senso anche in un mondo senza Cristo, il sacrificio ha il potere di spezzare la logica di potere del mondo. Il finale contiene quasi una invocazione alla ragazza perchè si getti nel fiume.
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Commenti
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Una recensione che viene subito al dunque: l’assenza di Dio e le sue conseguenze inevitabili.
Però io non vedo questa invocazione affinché avvenga il suicidio, non è questo il messaggio di Camus ai giovani ed agli uomini contemporanei. Anche se antipatico, narcisista, pieno di autocompiacimento, il protagonista de La caduta si fa portavoce dell’autore e nel pensiero di Camus anche se manca la morale, manca Dio, in un certo modo fa esistere sia la ricerca di un’etica, sia di Dio. C’è proprio un passo che copio:
“La disgrazia è che ci ha lasciati soli a dover continuare, qualunque cosa succeda, anche quando siamo chiusi nel malconforto, sapendo anche noi ciò che sapeva, ma incapaci di fare quello che ha fatto e di morire come lui. Ci abbiamo provato, certo, ad aiutarci con la sua morte”. È una consapevolezza di essere lasciati soli da Dio, un bisogno di cercarlo, di farsi salvare. Ma se uno si uccide, non può agire in questa ricerca. Il suicidio nega il confronto con il mondo, il pensiero di Camus è reazionario invece.
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