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La donna in bianco
 
La donna in bianco 2019-12-15 21:04:42 archeomari
Voto medio 
 
3.5
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
3.0
archeomari Opinione inserita da archeomari    15 Dicembre, 2019
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A very British hybrid

È la prima volta che leggo questo autore, invogliata dalla presentazione del libro nel negozio online dove l’ho comprato in edizione Newton digitale, nella traduzione di Fedora Dei. Quando si compra un libro in versione digitale si ignorano le dimensioni del corrispondente cartaceo e non ci si può orientare neppure scaricando l’estratto gratuito. Chiunque legge per passione sa che se un libro è ben scritto, il numero delle pagine non conta.
In questo caso, per quanto mi riguarda, lo stile scorrevole e piacevole non è bastato da solo ad alleggerire il testo dal “peso” della lunghezza della storia.
Definirlo un giallo, un poliziesco è sbagliato e riduttivo, in quanto presenta motivi anche gotic/noir, atmosfere vittoriane, punte di spionaggio, in alcuni passaggi note “svenevoli” da romanzi rosa . È un romanzo complesso, una miscellanea lunga e imponente, con un intreccio magistralmente tenuto insieme dal racconto a più voci: vari personaggi, anche minori, rilasciano testimonianza scritta dei fatti che ruotano attorno ad un “segreto” con scambio di persona (tematica antica dei “sosia” o dei gemelli).

L’autore presenta la storia in un preambolo, anticipando che:

“Questa è la storia di quanto la pazienza di una donna può sopportare e di quanto la determinatezza di un uomo può conseguire”

La donna, la figura femminile veramente degna di ammirazione e di rilievo di tutta la storia è Marian Halcombe, dal carattere forte, determinato, dall’intelligenza fuori dal comune, lontana dalle ipocrite e vanesie donzelle dell’alta società. La prima volta che incontra il giovane Walter Hartright , il protagonista maschile, assunto dallo zio in casa come insegnante di disegno, lo lascia basito per la franchezza delle sue parole e dei suoi discorsi. Riguardo a feste da ballo, abiti, nastri, cappelli e flirts ha le idee ben chiare: sono cose noiose. “Non sembro aver gran stima del sesso a cui appartengo, vero? Ma credo che molte donne la pensino come me, anche se non esprimono liberamente la loro opinione” sostiene lei.
Laura Fairlie è l’amata sorella (in realtà sorelle solo da parte di madre) di Marian: bella, bionda, arrendevole e delicata che farà impazzire d’amore Hartright . Nella prima parte del romanzo infatti, Hartright racconta di come giorno dopo giorno lui e Laura abbiano scoperto di amarsi, ricambiati, uniti dalla lezione di disegno e da una accesa sensibilità verso la bellezza della natura. Momenti di estasi pura fino a quando...si scopre che Laura è promessa sposa ad un uomo più in là con gli anni, ma prestante e di bell’aspetto: Sir Percival, dal passato non propriamente limpido, che nasconde un segreto che verrà svelato solo alla fine della lunga storia che mi ha tenuta incollata alle pagine soprattutto all’inizio e alla fine. Nella parte centrale ho talvolta perso l’entusiasmo, la storia si è rallentata, l’attesa per la svolta finale è stata messa a dura prova.
La donna in bianco, vi chiederete, chi sia. Non è né Marian , né Laura, ma una creatura fisicamente simile a Laura, però offesa dal marchio infamante della pazzia e per questo rinchiusa in un manicomio: Anne Catherick. Il titolo del romanzo è in parte fuorviante, poiché la donna in bianco, Anne, in realtà non è la protagonista della storia. L’opera, come si è detto sopra, consta di testimonianza a più voci, delle vicende che vedranno contrapporsi Laura, Marian e Walter a sir Percival (che sposerà Laura) e al suo amico, l’italiano Fosco, un conte.
Su quest’ultimo qualche parola va spesa: un sessantenne gigantesco e grasso, ma ancora forte e baldanzoso, un capolavoro di eloquenza e talvolta di vacue ed ipocrite parole, questa sembra l’idea che Collins (e non solo lui!) abbia avuto degli italiani. Un uomo subdolo, galante con le donne, ma pericoloso, “guanto di velluto e mano di ferro”, mai espressione fu tanto felice. Vi delizierete della sua eloquenza nella parte finale del romanzo, c’è posto anche per la sua pomposa deposizione. Un uomo sfuggente, misterioso, persuasivo...all’altezza di una come Marian Halcombe. Ma non dico altro.


Io credo che ci vuole passione per i classici per apprezzare questo libro e questo autore, all’epoca osannato da Thomas Eliot. Ho trovato ovunque pareri positivi, ma secondo il mio gusto personale, la lunghezza della storia è ingiustificata e il finale non mi è piaciuto. Scoprite voi il perché!

Un romanzo complesso per chi ama i grandi classici e il libri che sfuggono al genere.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Consigliato a chi ha letto...
A chi ama scoprire classici senza tempo, si può anche cominciare con questo e leggere altri libri di Wilkie Collins, scrittore decisamente prolifico.
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Commenti

4 risultati - visualizzati 1 - 4
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Hai ragione Marianna a dire che quando sono scritti bene, i libri non pesano. Il problema è che provano a scrivere libri lunghi quelli che non hanno abbastanza tempra da reggere le pagine. Ricordo ancora, e forse non mi è più capitato, la leggerezza con cui mi sono passate le 600/700 pagine dei Tre moschettieri o del seguito, Vent'anni dopo. Dumas da questo punto di vista è imbattibile.
siti
16 Dicembre, 2019
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Mi ci ritrovo nel tuo giudizio, anche se a me non era piaciuto neanche lo stile. Cosa curiosa: lo ricordo bene, nonostante non l'abbia gradito.
In risposta ad un precedente commento
archeomari
18 Dicembre, 2019
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Sì Danny anche io ricordo con piacere i libri dei Dumas, fantastici! Ci sono tanti mattoni che non pesano affatto! Collins scrive bene, ma allunga troppo...., è il difetto di alcuni libri apparsi a puntate sulle riviste!
In risposta ad un precedente commento
archeomari
18 Dicembre, 2019
Segnala questo commento ad un moderatore
Come scrive mi piace tanto e mi sono procurata altri suoi libri, per scoprire l'opera che possa essere intrigante in ogni sua parte, senza passaggi noiosi. Se sono tutti come questo libro, Collins potrebbe non fare per me!
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