Dettagli Recensione
Scontro tra Ragione e Cuore
"Quando Dickens descrive qualcosa, ti rimane davanti agli occhi per tutta la vita"; questo è quanto asserisce George Orwell in un breve saggio su Charles Dickens, riportato alla fine dell'edizione Einaudi di questo romanzo. Oltre a questo complimento, tuttavia, pur riconoscendo il genio del grande scrittore inglese e ammettendo anche il suo personale apprezzamento, Orwell quasi si interroga sui motivi del suo immenso successo, quasi fosse un mistero che va oltre la concezione umana; quasi stessimo parlando dell’equivalente ottocentesco di Fabio Volo. Perché? Perché secondo lui nei romanzi di Dickens i personaggi sono a volte incoerenti, stereotipati, macchiette incapaci di evolversi; in alcuni casi le trame risultano banali e, oltretutto, mancano proposte per migliorare la società malfunzionante e disparitaria che Dickens spesso critica.
“Se gli uomini si comportassero come si deve, anche il mondo sarebbe un mondo come si deve”: questa è la semplificazione che il buon Orwell dà del messaggio globale dickensiano.
Ecco, se devo dire la mia, pur riconoscendo la bravura dell’autore di un capolavoro come “1984”, trovo che in questo breve saggio pecchi un po’ di quell’invidia che gli scrittori provano al cospetto di un genio inarrivabile, quale senza ombra di dubbio era Dickens. Ricercare la perfezione in un essere umano è impossibile, è dunque una follia ricercarla in esseri umani controversi quali sono gli artisti toccati dal genio. Oltretutto, nei propri romanzi, uno scrittore si sofferma su ciò che più gli sta a cuore; dà ai personaggi l'impronta del suo carattere e i fini degli eroi non possono non coincidere, almeno in parte, con quelli che l'autore vede più desiderabili, nel caso di Dickens il focolare domestico, l'amore, gli affetti.
Dickens è un grande indagatore dell'animo umano: tenero quando possibile; spietato quando necessario; capace di porre l’attenzione su realtà difficili ma allo stesso tempo in grado di stemperare tutto con la sua ironia irresistibile. Ma la potenza di Dickens sta soprattutto nello stile: evocativo, capace di imprimere immagini indelebili nella mente del lettore; capace di creare personaggi indimenticabili, ognuno per un motivo diverso; capace di commuovere e di generare ogni sorta d'emozione. Questo era Dickens; perché cercare in lui quel che non è, e non soffermarsi sulla miriade di cose che invece è? Certo, non sarà stato una fucina di soluzioni per i problemi della sua epoca (anche se, comunque, anche il solo denunciarli e farci satira era, per un uomo così influente, un modo efficace per incanalarvi l'attenzione), ma il modo in cui affrontava temi d'importanza universale nella sfera emotiva degli uomini lo ha reso eterno al pari di Shakespeare e pochi altri. Che avesse avuto successo anche con le masse di lettori non dovrebbe indignare, generare invidia, bensì rincuorarci; è infatti la prova che, delle volte, la vita può essere anche giusta e dare ciò che deve a chi lo merita.
Ora, chi legge questa recensione potrà dire che ho parlato di tutto fuorché di “Tempi difficili", ma mi rimetterò in carreggiata dicendovi semplicemente che il genio sopracitato dell'autore è oltremodo presente nell'opera in oggetto. Quel che Dickens mette in risalto raccontandoci questa storia effettivamente semplice, è capace di toccare il cuore e far riflettere. L’importanza dell'immaginario, dell'amore, della bontà; la satira e l'accusa nei confronti dei capitalisti sfruttatori e privi di morale; la capacità dell'uomo di poter cambiare: tutto questo è molto di più si può leggere in questo romanzo che si “beve” in un sol sorso, ricco di dettagli che non fanno altro che renderlo più vivo e indimenticabile.
Tom Gradgrind è un uomo tutto d'un pezzo, che crede fermamente nella supremazia della Ragione sugli insulsi viaggi del Cuore; dei numeri sull'immaginazione e la fantasia. È sulla base di questi pilastri che fonderà la sua vita e l'educazione dei suoi figlioli, in particolare della sua figlia prediletta: Louisa, che crescerà estremamente chiusa e disinnamorata della vita, presentatale fin da piccola come un agglomerato incolore di Fatti ed equazioni. Dunque, quando il padre le proporrà di prendere in sposa un ricco e insopportabile amico di famiglia (tale Bounderby), più grande di lei di trent'anni, accetterà con apatia. “Che importanza ha? "è l’inciso che accompagnerà il suo “sì”, ma ben presto, quando quei sentimenti che vanno oltre la logica le travolgeranno la vita, conseguenze devastanti si riverseranno su di lei e su tutti coloro che le sono intorno, facendo crollare la barricata di Fatti con cui il signor Gradgrind aveva sorretto la propria vita. In mezzo a una folla di persone arrese al potere della logica, spiccherà invece la figura di Sissy, figlia di un saltimbanco che l’ha abbandonata quando il suo circo era stanziato a Coketown e presa in custodia proprio dal signor Gradgrind. Lei rappresenta l’altra faccia della medaglia, quella che si contrappone alla fredda logica e farà valere le ragioni del Cuore e dell'Amore.
Leggetelo, e leggete anche il saggio di Orwell che, seppure sia per me condivisibile solo in parte, è comunque interessante.
“Centinaia e centinaia le «braccia» al lavoro in questa fabbrica; centinaia e centinaia i cavalli-vapore. Sappiamo quel che può fare una macchina, fin nella sua minima componente, ma neppure tutti i contabili della tesoreria nazionale riusciranno mai a calcolare quale sia l'attitudine a compiere il bene e il male, ad amare oppure a odiare, a servire la patria oppure a sobillare, la capacità di corrompere la virtù in vizio, o viceversa, che si annida nell'animo di ciascuno di questi mansueti servitori dai volti composti e dai gesti regolari. La macchina non ha misteri, ma un mistero insondabile si cela per sempre anche nel più umile di costoro. Cosa mai accadrebbe se riservassimo la nostra aritmetica agli oggetti materiali, e cercassimo invece di valutare con altre misure queste entità del tutto ignote?"
Indicazioni utili
Commenti
10 risultati - visualizzati 1 - 10 |
Ordina
|
amo moltissimo Dickens, e credo sia l'unico autore capace di toccarmi il cuore, capace di risvegliare sentimenti e desideri che, ahimè, al giorno d'oggi sembrano avere importanza secondaria. Gli altri mi stimolano più nella mente, non senza soddisfazione.
"Grandi Speranze" credo sia quantomeno nella mia Top 5, in quanto a preferenze... molti romanzi dickensiani cominciano coi protagonisti "bambini", vedi "Oliver Twist", lo stesso "Grandi Speranze" e se non erro anche "David Copperfield", per poi accompagnarli lungo la crescita. Tuttavia, non so se li rilegherei a romanzi di formazione per adolescenti. Ma ovviamente ognuno ha la sua visione :)
Vale.
Conosco pochissimo l'autore.
sono contento, considerato l'amore che ho per Dickens. Se lo conosci poco, forse ancor più di questo ti consiglierei "Grandi speranze"!
Vale.
secondo me non te ne pentirai!
Vale.
Secondo me, Valerio, sono entrambi dei geni, ma hanno uno stile e - soprattutto - contenuti molto diversi: Orwell è di sicuro più "moderno", ma Dickens ha una capacità narrativa unica.
Capisco Orwell che si interrogava sul successo del "collega", ma a mio parere - e se mi perdoni l'esemplificazione che ha sapore di scuola elementare - voler creare un paragone tra i due è come mettere insieme le mele con le pere...
mi pareva di essermi dilungato troppo sull'argomento, sono contento non sia così :) L'esemplificazione che fai è tuttavia efficace; sono in effetti due autori molto diversi tra loro sotto vari aspetti, ma soprattutto per quanto riguarda i contenuti. Non cercavo un paragone, ma mi faceva sorridere un po' il suo interrogarsi sul successo di un genio sopravvissuto anche alla prova del tempo...
Vale.
10 risultati - visualizzati 1 - 10 |