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La morte di Ivan Il'ic
 
La morte di Ivan Il'ic 2019-12-10 10:20:43 Valerio91
Voto medio 
 
4.3
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
4.0
Valerio91 Opinione inserita da Valerio91    10 Dicembre, 2019
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Un autore che stimo ma non amo

Io e Tolstoj proprio non ci prendiamo. Non fraintendetemi, ne “La morte di Ivan Il'Ic" fa sfoggio di una maestria fuori dal comune, soprattutto nel tratteggiare la situazione e i mutamenti nella psiche del protagonista. Questo è davvero impossibile negarlo, anche per un lettore come me che con questo autore ha avuto “frizioni” fin dal principio. Anche nel caso di quest’opera, tuttavia, pur non potendone ignorare i pregi, è mancata quella scintilla che in me scatta quando una lettura è stata realmente indimenticabile. Non so a cosa questo sia dovuto: la prima esperienza con Anna Karenina è stata troppo traumatica e mi ha reso prevenuto? Le entusiastiche recensioni lette sul web e ascoltate da amici mi hanno caricato di troppe aspettative? Non saprei davvero dirlo, sta di fatto che pur avendolo apprezzato, non l’ho amato. Mentre proseguivo nella lettura, ho avuto la stessa sensazione che avrei potuto avere in un ristorante di ottimo livello, in cui pur ammirando e apprezzando la raffinatezza dei piatti, mi ritrovavo a pensare ai prossimi pasti nei miei locali di fiducia.
Tralasciando i gusti personali (perché di null'altro si tratta) Tolstoj tratteggia egregiamente e in pochissime pagine quella che potrebbe essere la vita di una persona qualunque (facendo, ovviamente, le opportune attualizzazioni), per poi metterla di fronte alla brutale realtà della morte. Ivan Il’ic è un uomo come tanti: lotta per avere quello che vuole; si entusiasma per i propri successi, persegue le proprie mete, si crea una famiglia; insomma, si districa tra le consuete gioie e dolori della vita, beandosi nella convinzione di stare facendo tutto nel modo giusto. Tuttavia, la morte è quell'elemento che ha il potere di mettere tutto in discussione; in primis, la vita.
Perciò, quando la malattia busserà prematuramente alla porta di Ivan Il’ic (oltretutto in modo incredibilmente stupido, aumentando il senso di impotenza e mettendo in risalto l'estrema fragilità della vita), questi reagirà con sgomento, con incredulità, con una serie interminabile di emozioni che lo consumeranno lentamente. Mano a mano verranno fuori tutte le ipocrisie con cui le persone in salute si approcciano a chi vede la morte avvicinarsi inesorabilmente. Ivan Il’ic prova repulsione per la condiscendenza e il falso ottimismo dei dottori, degli amici e dei familiari; prova sollievo solo in compagnia di chi ha pietà di lui. Presto però, tutto lascia il posto alla voglia di continuare a vivere. Perché si deve morire? Cosa c'è di giusto nella morte? perché ci è toccata in sorte? Allora ci si interroga sulla propria vita, sul senso che questa ha avuto, se si sia davvero vissuta nel modo giusto, e anche nel caso in cui la risposta sia affermativa, che senso ha avuto far tutto nel migliore dei modi se alla fine si è costretti a gettare tutto nelle ortiche della non-esistenza?
Ivan Il’ic verrà travolto da una marea di emozioni di cui saremo spettatori; che ci faranno pensare e forse ci angosceranno. Quando il nostro protagonista vedrà finalmente la fine forse ci chiederemo: "negli ultimi attimi, avrà finalmente trovato un senso?"
Chissà.

“Gli era venuto in mente che quello che prima gli sembrava impossibile, l’idea di non aver vissuto la propria vita come avrebbe dovuto, poteva essere la verità. Gli erano venute in mente certe sue pretese di lotta, appena percepibili, contro quello che veniva considerato buono dalle persone altolocate, pretese appena accennate che lui aveva subito allontanato da sé; gli era venuto in mente che proprio quelle potevano essere giuste, e tutto il resto poteva essere sbagliato. E il suo lavoro, il suo modo di stare al mondo, e la sua famiglia, e gli interessi sociali e professionali: tutto questo poteva essere sbagliato. Aveva tentato di difendere, di fronte a sé stesso, queste cose. E d’un tratto aveva sentito tutta la debolezza di quello che difendeva. Non c’era niente da difendere.”

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Commenti

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Sono d'accordo col tuo commento, anche io sono rimasto tiepido dopo averlo letto. Come dici tu, autore che stimo ma non amo.
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Valerio91
10 Dicembre, 2019
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Ciao Daniele,
meno male, pensavo d'essere l'unico al mondo. Tra i russi apprezzo molto di più Dostoevskij, e mi sono subito consolato con una lettura del mio amatissimo Dickens, un autore che Orwell mette, sotto certi aspetti, alcuni gradini più in basso di Tolstoj. Eppure Dickens mi emoziona, Tolstoj no.
Che ci vuoi fare? Sono gusti :D

Vale.
Concordo con la tua opinione, Valerio! Io Tolstoj l'ho amato e stimo tutt'ora. Il mio primo classico letto, Anna Karenina mi ha fatto innamorare della letteratura classica e russa, successivamente sono rimasta incantata del valore storico di Guerra e Pace(un po' annoiata dalle vicende amorose invece), con La Resurrezione si fa un quadro tutt'ora attuale sulla giustizia/pena/ingiustizia, La Confessione una ricerca al senso della vita e Con La morte di Ivan un senso della morte e ciò che ci aspetta. Se non mi è sfuggito nulla ho letto questo di Tolstoj, con grande entusiasmo. Però, nel tempo, leggendo anche altro, e provando altri ristoranti come dici tu, pur stimandolo molto, mi sono un po' allontanata dalle sue opere. Per me Dostoevkij gli è di molto superiore, anche se ha pure lui i suoi difetti: a parte qualche descrizione uggiosa di Pietroburgo e la descrizione di una stanzetta povera con un divano logoro, un tavolo sgangherato e una sedia traballante non si lascia in altre descrizioni, va più a indagare nel profondo dei personaggi e a descrivere i loro dialoghi prolissi. In Tolstoj invece le descrizioni sono curatissime e se a volte possono venire a noia, resta il fatto che sono importante per creare l'atmosfera e dare un quadro vivido: come dimenticare la scena in Anna Karenina dove Levin lavora a fianco dei contadini in campagna? o la battuta di caccia?...Vabbè, tornando a questo romanzo mi è piaciuto ma ho letto di migliori sull'argomento, mi viene in mente "Il deserto dei tartari" di Buzzati, certo molto più recente.
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Valerio91
10 Dicembre, 2019
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Ciao Ioana,
il punto sta proprio in quello che hai detto tu: è come se Tolstoj fosse un superbo pittore d'affreschi, mentre Dostoevskij può essere considerato come un pittore che si limita a una tela standard, ma caricandola di significati nascosti (anche se è una definizione che gli sta un po' stretta). È forse per questo che lo preferisco di gran lunga a Tolstoj: nella letteratura ho sempre apprezzato di più l'introspezione ai tecnicismi e alla capacità di dipingere i quadri di un contesto; i quadri che preferisco sono quelli che hanno protagonista l'uomo e i suoi demoni. Questa considerazione, tuttavia, implica un mio gusto personale ed è perfettamente lecito che un lettore con altre preferenze possa mettere Tolstoj su un gradino più alto, rispetto a Dostoevskij o Dickens. Per quanto possa sembrarmi un'eresia, non si può che accettarlo come dato di fatto e provare a giudicare un autore in base a dati oggettivi; poi è ovvio che si amerà e si parlerà con trasporto di un autore che è capace anche di toccarci nel cuore, oltre che stupirci con le sue capacità e conoscenze.

P.S. Non mi sognerei mai di dire che è un romanzo brutto, ma per esempio io ho odiato profondamente Anna Karenina, e ho odiato ancor di più quelle scene infinite in cui Levìn lavora accanto ai contadini russi. Ma non mi sognerei mai di imporre una mia percezione come verità assoluta. Siamo sempre lì: gusti e preferenze personali.

Vale.
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Molly Bloom
10 Dicembre, 2019
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Allora, dovessi adesso rileggere Anna Karenina, ma anche no! Ma all'epoca e in quella disposizione d'animo più aperta e curiosa di approcciarmi ai classici era stato amore! Prediligo anche io di più l'introspezione che le descrizioni. Non che Tolstoj non le facesse, eh, anche lui si impegna ma non riesce a reggere contro Dostoevskij, rimane più in superficie e lo trovo un po' moralista. Forse l'unica opera che ho trovato un po' oscura e sembrava quasi uno scritto di Dostoevskij è stata Sonata a Krautzer, che prima mi sono dimenticata di nominarla, ci ho visto dentro un Tolstoj un po' oscuro e non il solito santarellino ahahah...
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Valerio91
10 Dicembre, 2019
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Tolstoj il santarellino mi mancava... :D Il tuo approccio ai classici è stato parecchio ardito... fortuna che ti è piaciuto!
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Molly Bloom
11 Dicembre, 2019
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Si, santarellino perché spesso professa il bene nelle sue opere, era religioso e devo dire che è stato anche coerente con i suoi scritti nel senso che ha aperto scuole per i mujik (i contadini russi) e ha cercato comunque di essere utile alla comunità, addirittura vendendo i diritti su alcune sue opere e dando ai poveri negli ultimi anni di vita. Totalmente opposto allo squattrinato Dostoevskij che scriveva spesso per i soldi e perdeva a iosa ai giochi d'azzardo fino a essere costretto a sfuggire ai creditori. Diciamo che prima mi nutrivo di soli classici, negli ultimi tempi ho allargato gli orizzonti anche a contemporanei che comunque scelgo con cura.
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Valerio91
11 Dicembre, 2019
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Abbiamo fatto una discussione nel mio gruppo di lettura su questo romanzo, e ricordo che uno dei partecipanti disse proprio quel che stai dicendo tu... Tolstoj era uno molto coinvolto nell'aiuto ai contadini, e non solo a parole ma coi fatti.
Non c'è niente da fare... i "dannati" ci attirano sempre di più :D
Come contemporanei chi prediligi?
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Molly Bloom
11 Dicembre, 2019
Ultimo aggiornamento:
11 Dicembre, 2019
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Allora premesso che per me i contemporanei sono dalla seconda parte del novecento in su, amo Thomas Bernhard, Antonio Lobo Antunes, Sandor Marai, Roberto Bolano, David Foster Wallace (ma solo Infinite Jest, con il resto dell'opera ho un rapporto tiepido) , Thomas Pynchon (avevo iniziato V. che mi era piaciuto ma l'ho messo in pausa per tempi più maturi, è uno grande che voglio sicuramente conoscere), contemporanei recenti Jonathan Littell, Philip Roth, Claudio Magris e voglio assolutamente conoscere Houellebecq. Per ora mi vengono in mente loro...con l'aiuto dei QFriends scoprirò sicuramente altri nel futuro.
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Valerio91
11 Dicembre, 2019
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Darò un'occhiata agli autori che citi, dei quali ho letto solo alcuni. Finora, tra i contemporanei, Cormac McCarthy assolutamente imbattibile...
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