Dettagli Recensione
"Ci si abitua a tutto"
"Lo straniero" di Albert Camus, datato 1942, è considerato un mostro sacro della letteratura.
Raramente non è presente nelle classifiche dei libri più belli che siano mai stati scritti.
Ed è per questo motivo che, una volta terminato il romanzo, mi sono sentito in leggera difficoltà.
Perchè per quanto sia stata un' ottima lettura, piacevole a livello puramente stilistico e suggestiva nella parte finale , non ho avuto l' impressione tangibile di avere tra le mani un grande ed indiscutibile capolavoro della letteratura mondiale.
Non sono riuscito ad entrare in sintonia con un protagonista, Meursault, tremendamente impersonale, indifferente e vuoto nei confronti di tutto quello che lo circonda. Non sono stato coinvolto, non mi ha emozionato.
Meursault non sceglie, non giudica. Subisce in maniera passiva. Anche se devo ammettere che il suo atteggiamento, totalmente scevro di filtri, menzogne e privo dell' umana e terrena necessità di apparire anche soltanto in minima parte diversi da quello che si è, è sempre straordinariamente coerente con la propria apatica interiorità.
A tratti la lettura ha rappresentato per me una vera e propria sofferenza, tanto grandi erano l' aridità, la desolazione, la fastidiosa assenza di qualsiasi prospettiva avvertita tra le righe.
Come se un' esistenza valesse l' altra, senza distinzioni. "Ci si abitua a tutto".
Poi però arriva la parte finale. La migliore del romanzo, e non a caso la più commovente e scomoda.
Quando Meursault capisce di aver distrutto un equilibrio, di aver interrotto il silenzio eccezionale che lo circondava, di aver bussato alla porta dell' infelicità.
Diventa finalmente introspettivo, si pone alcune domande, capendo troppo tardi alcune cose di sè e della vita.
Ma sarà carne da macello. Il colpevole perfetto. Non tanto per il gesto in sè, del quale è effettivamente colpevole. Ma perchè, anche se ci fossero dei dubbi, non potrebbe essere altrimenti. Non cambierebbe niente.
Una preda facile e passiva nelle fauci di una comunità della quale vengono finemente denunciate, con un linguaggio tagliente, la solitudine, la difficoltà di ascolto, di comunicazione e di comprensione tra le persone, l' estraneità del singolo individuo nella collettività.
"Lo straniero" è un testo suggestivo (in parte, ovvero nel finale) e respingente al tempo stesso. Impeccabile a livello stilistico. Ma personalmente ritengo sovrastimato il contenuto, brillante e acuto in alcuni sprazzi ma complessivamente non imperdibile.
Sicuramente una lettura da fare almeno una volta nella vita, se non altro per la notorietà del romanzo.
Forse potrebbe essere un libro che, letto in circostanze e momenti diversi della nostra esistenza, potrebbe assumere differenti sfumature, significati e valori.
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Commenti
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Ciao
Condivido pienamente il tuo pensiero.
L’ importante è essere fedeli e onesti con i propri gusti e le proprie sensazioni.
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