Dettagli Recensione
Giallo vittoriano
Quando l’anziano baronetto Sir Michael Audley, proprietario della splendida Audley Court nel villaggio di Audley, nella campagna inglese, perde la testa per la giovanissima istitutrice delle figlie del medico del villaggio, Lucy Graham, e la sposa, non coglie di sorpresa nessuno tra i suoi conoscenti. Nel villaggio tutti hanno notato da tempo l’espressione adorante con cui la segue durante le funzioni in chiesa e in fondo Miss Graham, povera e sola al mondo, possiede tutti i doni necessari ad affascinare un uomo di tale levatura sociale: una bellezza adolescenziale fuori dal comune, un carattere amabile e dolce, uno spirito vivace. Chiunque la incontri non può che restare incantato dalla deliziosa Lucy Graham, con i suoi riccioli d’oro da dipinto rinascimentale, gli occhi color del cielo e il visino perfetto e biasimare il destino amaro che l’ha condannata a essere una serva in casa d’altri. Ora che il matrimonio l’ha trasformata nella ricca, potente, adulata Lady Audley, la sua storia ha assunto il tono di una fiaba a lieto fine. Neanche l’ostilità sotterranea di Alicia, figlia del precedente matrimonio di Sir Michael e costretta a cedere con rammarico il ruolo di padrona di casa, può intaccare l’immagine di perfetta felicità che Lucy Graham rappresenta.
Tutto cambia quando al castello giunge in visita il nipote di Sir Michael, Robert, portando con sé l’amico George Talboys. Nel corso della sua oziosa esistenza, il giovane Robert non ha mai pensato che ci fosse qualcosa per quale valesse la pena di darsi da fare in alcun modo. Avvocato a tempo perso, indolente, apatico, non ha mai seguito una causa, vive di rendita e la sua unica ambizione è condurre una vita il più possibile comoda e tranquilla. Ha rivisto per caso George Talboys dopo alcuni anni e per aiutarlo a riprendersi dalla recente perdita della moglie lo ha invitato ad accompagnarlo a casa dello zio. Durante il soggiorno a Audley, però, si verificano una serie di strani eventi finché George Talboys scompare letteralmente nel nulla. Per la prima volta nella sua esistenza Robert, addolorato e sconvolto, avverte l’impulso di agire e si lancia in una lunga indagine che lo porta a convogliare i propri sospetti verso un’unica, sconcertante direzione.
"Il segreto di Lady Audley" è un mystery, un giallo vittoriano dalle atmosfere gotiche considerato una delle massime espressioni del sensation novel: questo genere narrativo fiorisce in Inghilterra tra gli anni Sessanta e gli anni Settanta dell’Ottocento ed è caratterizzato da uno stile “sensazionale”, omicidi, follia, intrighi, fantasmi, misteri e tutti quegli elementi ad alto tasso di spettacolarità che garantiscono una facile presa sull’attenzione e la curiosità dei lettori di età vittoriana, avidi consumatori di riviste e periodici che pubblicano questi romanzi a puntate. Le opere del celebre Wilkie Collins incarnano questo filone letterario alla perfezione e non a caso Mary Elizabeth Braddon è considerata la sua unica vera rivale tra gli scrittori che scelgono la strada dei romanzi a tinte forti. Eppure, per essere un giallo "Il segreto di Lady Audley" presenta un difetto singolare, una buona dose di prevedibilità: quasi ogni svolta della trama può essere indovinata con scarso margine di errore diverse pagine prima che si verifichi e c’è ben poco di sorprendente o inaspettato, soprattutto per un lettore contemporaneo, che tra libri, film e serie tv di ogni genere tende a essere piuttosto smaliziato. Forse soltanto il colpo di scena finale, che si condensa nelle ultime dieci pagine, è più difficile da prevedere e lascia effettivamente a bocca aperta, ma fino a quel punto "Il segreto di Lady Audley" è un romanzo che presenta pochissime sorprese.
Tuttavia la prevedibilità, che per un giallo è forse il maggior indice di fallimento, non intacca minimamente il delizioso piacere della lettura. I segreti della misteriosa Lady Audley, certo, non possono essere svelati, ma il segreto di questo romanzo sì ed è la sua meravigliosa scrittura. Ricca, sontuosa, elaborata, magnetica, eccezionalmente evocativa nella descrizione di personaggi, stanze, abiti, giardini, boschi, capace di mescolare alla perfezione ironia e dramma, azione e descrizioni, pathos e leggerezza. Il sensation novel, in fondo, si basa proprio sulla prevedibilità della scoperta, un meccanismo rassicurante che soddisfa il desiderio inconscio del lettore di vedere realizzato proprio ciò che si aspetta e che desidera. Tutto ciò che è toccato dalla penna dell’autrice acquista la concretezza della realtà, di cose che si possono vedere e toccare, e al tempo stesso sembra avvolto da un alone di magia: i prati di Audley, la locanda nel bosco, le sontuose stanze del Castello, le pieghe dei ricchi abiti della signora e il suo splendido boudoir con le porcellane finissime, i dipinti antichi, i cofanetti colmi di gioielli, le stoffe preziose, le coppe intarsiate d’oro e d’avorio che circondano come una regina lei, Lady Audley, una bellezza angelica che ha sepolto dentro di sé segreti terribili. Figura dominante e vera protagonista del racconto, sebbene buona parte della narrazione sia condotta attraverso lo sguardo di Robert, Lucy è l’antieroina per eccellenza del sensation novel, una donna bellissima e pericolosa che calpesta tutti i rigidi valori morali della benpensante società vittoriana, mettendone a nudo la fragilità, e distrugge la pace e la serenità della vita domestica che in quanto donna, secondo il pensiero del tempo, dovrebbe invece custodire e preservare. Mentre si partecipa alle indagini di Robert, si gioisce a ogni vittoria e si impreca a ogni sconfitta, si palpita per il suo amore, si soffre per la sua perdita, si ride della sua indolenza, le sue debolezze e i suoi monologhi interiori contro le arti seduttive femminili, la vera luce del racconto è proprio Lady Audley (il suo nome di battesimo, Lucy, è significativo), una giovane donna che ha tentato con ogni mezzo di plasmare il proprio destino in una società che consentiva alle donne ben pochi modi onorevoli per farlo. Per quante parole di biasimo possano esserle dedicate, non si riesce a mettere a tacere il sospetto che l’autrice, almeno un poco, parteggi segretamente per la sua sventurata eroina. Una figura quasi diabolica dalla quale non si può che restare soggiogati, come davanti alla terribile bellezza di una tempesta distruttrice.
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