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Pierre e Jean
 
Pierre e Jean 2019-10-29 18:24:44 Clangi89
Voto medio 
 
3.3
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
2.0
Clangi89 Opinione inserita da Clangi89    29 Ottobre, 2019
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Fratelli tra pregi e difetti

Sin dalle prime pagine si percepisce che la narrazione sarà nettamente improntata sull'analisi a tutto tondo di alcuni dei pochi personaggi che si susseguono nelle lente scene famigliari. Una introspezione accurata, attenta e meticolosa nei sentimenti della rabbia, del furore cieco misto alla vergogna e alla malcelata invidia travestita da finti sentimenti di fratellanza, il tutto svelato agli occhi crudeli di una verità nascosta e vogliosa di venire a galla. Siamo nella seconda metà dell'800 in Francia e ci affacciamo su una famiglia della piccola borghesia, genitori che hanno lavorato nel settore dell'oreficeria e che ora con le rendite accumulate nemmeno troppo cospicue, si dilettano alla vita tranquilla, pesca in mare, amicizie, salotti un po' sottotono, nulla di eclatante. Due figli giovani adulti che hanno appena concluso gli studi, l'uno in medicina, Pierre e l'altro in legge, Jean. Mai fratelli furono così diversi nel fisico e nello spirito, irrequieto, vigoroso, bruno e forte Pierre, pacato, poco incline a farsi pensieri e tanto meno sangue amaro, biondo, un po' confuso e delicato, Jean.
Un evento fa capolino nel tranquillo fluire delle giornate. Uno di quegli eventi che possono sconvolgere quelli successivi, che determinano le svolte e, in un senso o in quello opposto, portano gioie o dolori a seconda delle prospettive. Proprio questo accade nella famiglia. Una strana eredità molto importante, un lascito da un vecchio amico defunto senza famigliari al seguito. Fin qui tutto normale, non fosse per un piccolo grande particolare: tutta l'eredità spetta a Jean. Si può ben immaginare la reazione sottopelle del fratello maggiore che non ha mai nutrito slanci di amore fraterno.
Iniziano cosi le domande, lui, Pierre che ha studiato e faticato suoi libri di medicina, lui che sogna di avere uno studio per esercitare la professione e non ha il becco di un quattrino, si ritrova con un fratello sotto lo steso tetto che improvvisamente accetta una eredità smisurata.
Papà Ronand, madre Louise e qualche sporadica amicizia, tra cui spicca una giovane vedova, Rosémilly, che frequenta amabilmente la loro casa, gioiscono, brindano e festeggiano. Pierre tace. Lui per l'appunto inizia a pensare, a covare quel germe di sentimenti negativi, nebuloso che stimola altri pensieri e rende l'uomo sospettoso, all'erta nei confronti di tutti e pronto ad agire.
Il dubbio sull'origine di quella strana eredità non lascia in pace il giovane medico. E la madre, Louise proprio quella donna sottomessa e trascurata dal rozzo marito, ossequiosa e amorevole dei figli, nasconde qualcosa di inconfessabili.
Una lavoro stilistico degno di nota quello di scavare nella mente di Pierre "soddisfatto di aver capito, di aver rivelato se stesso e svelato l'altro se stesso che c'è un tutti noi". L'auto analisi che ognuno di noi effettivamente sperimenta in quelle "tristi giornate in cui si fruga in ogni angolo della propria anima per esplorare tute le pieghe", aggiungerei, le infinite pieghe che spesso ci stupiamo di nascondere persino a noi stessi.
L'autore si concentra sui passaggi dalla mente alla pelle dei sentimenti che animano il giovane, dei tormenti che turbano i suoi pensieri e che oscillano tra la voglia di urlare e quella di tacere fino a giungere alla conclusione di scappare e rinascere. Due animi che si scontrano nel silenzio dei rimorsi, madre e figlio che si capiscono con poche parole nette e con occhiate che nulla hanno più a che vedere con l'amore che dovrebbe legare loro. In tutto ciò Jean capisce più lentamente, non vuole lottare, ma d'astuzia saprà intervenire per salvare il salvabile evitando un disastro per la madre da lui adorata ed il fratello, ormai un peso. Il padre è figura al margine del grottesco, inconsapevole di cosa succede, spensierato all'idea dei soldi piovuto dal cielo.
Pierre racchiude e vive molti sentimenti che si susseguono fino a farlo sentire come in una famiglia di sconosciuti senza più nulla da condividere ma lo sfogo di tutto quello che cercava di tacere sarà inevitabile, per lui come per la madre "perché doveva parlare, perché aveva troppo sofferto".
Il libro è breve ma racchiude molti temi sull'animo umano che non muta con il passare delle epoche. Un concentrato di analisi introspettiva. Il ritmo tuttavia è lento, fino a metà della narrazione si perde quasi lo stimolo della scoperta perché pochi sono i fatti significativi. Ammetto che fosse stato un romanzo lungo avrei faticato non poco a concluderlo, pur rimirando lo stile e la scrittura limpida, netta e precisa anche nella descrizione dei paesaggi che fanno da cornice.

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Commenti

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Mi spiace che non abbia ricavato gran piacevolezza di lettura. A me è piaciuto parecchio : l'ho pure riletto.
In risposta ad un precedente commento
Clangi89
02 Novembre, 2019
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Purtroppo ho incontrato questo limite ma può essere dovuto al fatto che l'ho letto nel momento... Diciamo poco consono!
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