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Buoni propositi dissolti nell'alcool
Un libro di poche pagine che mi ha portato a scoprire un autore che posso potenzialmente amare. “La leggenda del santo bevitore” è un racconto molto breve, l’ultimo scritto da Roth e pubblicato dopo la sua morte; molto di suo sembra esserci nel protagonista: Andreas Karnak, clochard che vive sotto i ponti di Parigi e col vizio dell’alcool.
Questo racconto ci espone la situazione di quest’uomo che, ormai abbandonatosi completamente alla propria vita miserabile, si trascina in avanti dimentico di sé stesso e di quello che gli sta intorno. All’inizio di questa storia, tuttavia, sembra aprirsi uno spiraglio di luce: si presenta a lui un uomo che gli offre un’occasione per riprendere in mano la sua vita e rimettersi in carreggiata, tramite l’offerta di duecento franchi. Andreas, pur essendo un disperato, si reputa tuttavia un uomo d’onore e inizialmente rifiuta l’offerta, non avendo indirizzo e non potendo dunque restituire la somma prestatagli. Lo sconosciuto gli offre allora l’opportunità di restituirla offrendola a Santa Teresa, che a quanto pare lo ha portato sulla strada della vera felicità; una strada che l’ha condotto a offrire quell’aiuto ad Andreas.
Andreas accetta, cercando di far fruttare quell’occasione che la Provvidenza gli ha generosamente offerto.
Il clochard protagonista di questa storia è un uomo al quale la vita offre più di un’occasione, nel giro di pochissimo tempo; i miracoli (sotto forma di crediti) di cui si trova a “subire” gli effetti sono tutte le occasioni che la vita può offrire a un uomo come tanti, che tanto può esserne grato e sfruttarne i benefici per portare la sua vita a un livello superiore (così come ha evidentemente fatto il benefattore all’inizio del racconto); tanto può concentrarsi sui suoi bisogni immediati, scialacquando quell’occasione per riassaporare brevemente quelle cose di cui è stato privo per tanto tempo. In questi archetipi d’uomo Andreas si colloca in una posizione particolare: quella dell’uomo che vuole assolutamente sfruttare l’opportunità che gli viene offerta, che non dimentica mai il debito che ha contratto e che non pensa mai di sottrarvisi, ma che non ha abbastanza forza d’animo e di volontà né per rispettare l’impegno all’estinzione del debito né per dare alla sua vita una spinta decisiva. Basta poco a farlo desistere dai suoi propositi, e nella maggior parte dei casi questo “poco” si identifica con un invito a bere.
Saremo dunque spettatori delle azioni di un uomo reso impotente dalla sua scarsa lungimiranza, troppo schiavo dei suoi bisogni nel tempo presente per pensare a costruirsi un futuro degno d’esser vissuto.
Un gran bel racconto, che mi fa venir voglia di approfondire l’opera di Joseph Roth.
“Perché a nulla si abituano gli uomini più facilmente che ai miracoli, se si sono ripetuti una, due, tre volte. Sì! La natura degli uomini è tale che subito vanno in collera se non capita loro di continuo tutto quanto sembra aver loro promesso un destino casuale e passeggero.”
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Commenti
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Il mio preferito è "La marcia di Radetzky".
è il primo libro che leggo di J. Roth, ma non fatico a credere che possa essere tra i suoi preferiti perché mi sembra molto valido e vorrei approfondirlo. Se hai consigli, sono bene accetti :)
Vale.
grazie! Non sapevo fosse stato anche un giornalista, e devo dire che dal suo stile (almeno in quest'opera) non lo avrei immaginato, perché mi sembra abbia uno stile molto vivido. Molti giornalisti hanno uno stile inquinato dal proprio mestiere.
Mi segno il titolo che hai citato, voglio assolutamente approfondire l'autore!
Vale.
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