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Capolavoro incompiuto
Purtroppo quello che poteva essere un capolavoro assoluto e secondo me tra i primi di tutta la letteratura russa, si va a perdere nella seconda parte, oltretutto incompiuta.
La prima parte del romanzo è qualcosa di talmente geniale, unico, divertente, disturbante che faccio fatica a trovare un altro romanzo altrettanto grandioso e fantasioso come questo del buon Gogol.
La figura di Cicikov è un mix di dissolutezza, cattiveria, ingenuità e genialità che una volta che lo si prende a ben volere diventa quasi come un amico invisibile, una seconda parte di noi stessi. Una parte che magari vorremmo tenere nascosta sotto le ceneri dell'anima, ma che prepotentemente viene fuori quando ci tocca lottare con il mondo.
Già il titolo del libro è qualcosa di meraviglioso: "le anime morte".
Quando l'ho letto da ragazzo la prima volta, mi sono proprio detto: cavolo, ma quanta grandezza può esserci nel pensiero umano? ma questi russi classici sono proprio delle persone che vedono al di la delle cose, hanno come un tocco divino.
Il nostro eroe vaga per le campagne sterminate russe, fondamentalmente è una persona che cerca solo il guadagno, fregandosene della morale e soprattutto del destini di chi incontra.
Quindi il lettore dovrebbe provare disgusto per un simile elemento. E qui interviene la grandezza dello scrittore, che in maniera subdola, quasi impercettibile, con uno stile unico e a tratti anche altamente ambiguo, porta il povero Cicikov a contatto con una realtà talmente orribile, priva di valori, misera, abominevole che l'umanità che egli voleva stritolare per i propri interessi, alla fine se lo mangerà vivo.
Cosa ci comunica questa lettura meravigliosa: semplicemente non esiste un bene assoluto e un male assoluto. Non ci sono persone perfettamente buone e altre perfettamente cattive.
Ognuno può essere un attimo prima lupo e in poco tempo tramutarsi in agnello.
La cosa per me più bella di questo romanzo sono i vari personaggi che il nostro eroe deve affrontare per portare avanti il proprio piano di arricchimento.
Ma tra tutta la moltitudine di umanità contro cui andrà a cozzare, il personaggio che secondo me andrebbe letto, riletto e riletto ancora, per poi farci un film, un altro romanzo a parte e poi da far studiare nei corsi di psicologia delle univeristà è quello del vecchio avaro il cui nome è Pljuškin.
Ecco quando si arriva a questo personaggio sublime, si ha proprio l'impressione di averlo al proprio fianco. La sua avarizia è qualcosa di talmente inquietante, spassoso, pauroso che per me è impossibile non rievocarlo spesso nella vita quotidiana.
E poi ancora più grandioso e unico è la descrizione dell'ambiente dove si svolge l'incontro fra questi due personaggi. La si può avvertire tangibile intorno a noi la stanza, la casa in cui i due si disputeranno la preda: il Dio denaro.
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