Dettagli Recensione
Woland e che tutto abbia inizio
Un libro nel libro, un racconto nel racconto, una narrazione che si intreccia alla biografia dell'autore in maniera sottile, stupefacente, profonda e coinvolgente.
Per descrivere l'architettura studiata ad arte tra i piani di due veri e propri libri che si intersecano ci vorrebbe un ulteriore libro, quindi, facciamo ordine, o proviamoci, con l'aiuto di Woland e della sua scapestrata squadra di satiri.
Cerchiamo di capire cosa c'entrano Satana in persona, un quartetto di suoi aiutanti, una donna sofferente d'amore, certa Margherita, un Maestro folle ex scrittore e Ponzio Pilato! Chi è questo fantomatico prestigiatore di nome Woland che incontriamo nei giardini Patriarsie, in un tardo pomeriggio moscovita degli anni '20, in epoca staliniana? Per avere un'idea più chiara teniamo presente, sempre, che "è pericoloso parlare con gli sconosciuti", le conseguenze di un semplice scambio di parole saranno nefaste. E sarà solo l'inizio delle vittime che, in un modo o in un altro, si ritroveranno sotto lungimiranti attacchi: pioggia di soldi e sortilegi, perdita di lucidità mentale, smarrimento fisico, angosce tremende ed avventure inattese.
La squadra di Wonand si accompagna di quattro personaggi dall'aria sinistra, stravagante, bizzarra e curiosa, tra cui grosso gatto nero pasticcione, ma non troppo.
Ampia e veriegata è l'accozzaglia di personaggi che si aggirano nel carrozzone amministrativo, burocratico e danaroso di ciò che sta dietro alle quinte del teatro moscovita battente bandiera staliniana. Satira e riferimenti, questi ultimi, che denotano una chiara allusione a quel mondo con frecciate nemmeno troppo sottili a critici di teatro e faccendieri.
Situazioni oniriche coinvolgono la cittadinanza e chiari riferimenti simbolici all'etica, alla società ed al varietà sotto il periodo staliniano sono lo sfondo di tutto.
Il romanzo però incontra un'altra storia che vede come principale protagonista Ponzio Pilato nella sua terra mediorientale in qualità di funzionario amministrativo romano. L'incontro dei due romanzi ha radici profonde nei sentimenti di due personaggi, un Maestro ed una donna Margherita. Wonand, Ponzio Pilato, uno scrittore e questa Margherita che diviene aletta per una notte decisamente unica, agli inferi. L'epilogo del libro tocca riflessioni profonde, scopriamo le facce multiple di Woland e di conseguenza delle delicatezza umane, della rabbia e degli slanci di passione che toccano ciascuno di noi, prima o poi. Lessico ricercato, sarcasmo, molti e molti personaggi sono solamente alcuni degli elementi che unitamente al sapiente legame degli eventi conduce il lettore in un vortice di sogni dal sentore russo. Le parole usate dal Maestro, le riflessioni di Margherita e di altri personaggi prendono forma, struttura e profondità.
L'origine stessa del libro, del tutto censurato per ovvie ragioni, scoperto solamente sul finire degli anni '70 rende particolare e profondo il senso che "I LIBRI NON BRUCIANO MAI". Un sogno, una speranza, una propensione che mettiamo in atto può portare a quella fiamma incisa su parole di inchiostro o trasformata in idee o ancora in azioni, tutte tracce che non muoiono a causa di tragici e semplici fuochi. C'è qualcosa che resta oltre alla cenere e Woland lo sapeva.
Vorrei dedicare a questo libro una nota personale. Un regalo natalizio inatteso, donato con molti significati che ho colto leggendolo d'un fiato e che, una volta conclusa l'ultima pagina, mi accompagna come uno dei migliori romanzi perché "i libri non bruciano mai" quanto i legami che collegano pensieri, persone, eventi, luoghi e speranze.
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Fahrenheit 451 di Ray Bradbury
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Buona lettura