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L'ultimo giorno di un condannato a morte
 
L'ultimo giorno di un condannato a morte 2019-09-04 12:38:25 Martina248
Voto medio 
 
4.5
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
4.0
Martina248 Opinione inserita da Martina248    04 Settembre, 2019
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Penso che questa sera non penserò più

Un uomo. Un uomo qualsiasi, un anonimo. L'everyday man. Una madre, una moglie, una figlia e qualche ricordo sbiadito. Un crimine senza nome.
Questo, tutto ciò che basta per una condanna a morte.

Il primo Hugo, tanto giovane quanto agguerrito, attacca senza peli sulla lingua il boia, la ghigliottina, la pena di morte, cosciente del fatto che "Il castigo non deve punire per vendicarsi, deve correggere per migliorare".
Con lucidità Hugo si chiede come un uomo possa ergersi a regolatore della vita di un altro e decidere chi è degno di vivere e chi no sostituendosi a Dio poiché "Vendicarsi è dell'uomo, punire è di Dio".

Ma soprattutto, egli mette in discussione la figura del colpevole. L'assassino, a primo acchito terribile malvagio, non è altro che un uomo qualsiasi che trema di fronte alla morte e anela alla vita e, paradossalmente , egli è per Hugo un innocente "Che ignora la colpa del suo destino" poiché "Nessuno gli ha insegnato a sapere cosa faceva".
Si dispiegano nel corso del breve romanzo i disperati pensieri di un uomo in cui emerge la fragilità umana che spesso, con superficialità, si fatica a scorgere in tali figure.

Consiglio la lettura della prefazione alla quinta edizione (Marzo 1832) in cui Hugo contestualizza l'opera e mette in luce varie argomentazioni per perorare la sua causa.

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