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cosa si diramerà dalle nebbie della Laguna?
Dopo venti anni torno a venezia, solo, e vago per le calli e i canali. E' il tramonto e stranamente non ho nessuno intorno. Mi siedo sotto i portici a San Marco e osservo poco distanti le gondole e i colori del mare al crepuscolo. E come per miracolo ho davanti il capolavoro di Mann.
Forse la solitudine del protagonista si è trasmessa in me che vagavo senza meta e compagnia per questa magica città. o forse il libro ha una potenza narrativa che si trasmette al'improvviso nel lettore quando poi si trova per i luoghi in cui si dirama la vicenda.
La trama del racconto è ambigua e anche delicata. Un po come la "Lolita" di Nabukov, c'è sempre il rischio di suscitare le ire altrui quando si toccano certi argomenti.
Il protagonista, minato nel corpo e nella mente decide di regalarsi un inaspettato momento di gioia e bellezza.
Oramai quando l'uomo non ha più nulla da perdere o chiedere alla vita, si lascia andare a desideri magari repressi da sempre, a follie impensabili.
L'autore riesce, in maniera sublime, a far collimare perfettamente l'evolversi della vicenda e i suoi protagonisti, con l'aria pestilenziale e allucinata della Venezia di un epoca ormai remota.
Mann riesce a far convergere la bellezza dei luoghi con la bellezza dei personaggi.
Egli però ci indica anche l'altra faccia della medaglia. E cioè che dove c'è beltà si annida anche il germe della distruzione, del decadimento.
All'amore per un qualcosa di irraggiungibile, corrisponde sofferenza, follia, morte.
Ma questo cammino verso la distruzione, viene interpretato anche come un qualcosa che può portare godimento e in alcuni frangenti estasi.
E' un piccolo capolavoro, che si legge facilmente e ancora più facilmente magari lo si ritrova, magicamente, mentre si cammina tra i colori tremolanti e unici delle calli veneziane.
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