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Robinson Crusoe
 
Robinson Crusoe 2019-08-12 06:52:45 68
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Stile 
 
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Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
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68 Opinione inserita da 68    12 Agosto, 2019
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Odissea in fieri

A tre secoli dalla sua prima pubblicazione una rilettura di Robinson Crusoe ripropone le innumerevoli tracce narrative di quello che viene considerato il capostipite del romanzo moderno.
La fuga da un reale insoddisfacente, una solitudine coatta, la lotta per la sopravvivenza, la contrapposizione mondo civilizzato-natura selvaggia, il colonialismo, l’ uso della ragione, la scoperta e l’ aiuto della fede, il mito del buon selvaggio, ma anche il viaggio esplorativo, la ricerca ed il superamento dei propri limiti, la scoperta individuale e spirituale, evidenziano l’ indiscutibile attualità del romanzo.
Il minuzioso diario di Robinson, a testimoniarne i ventotto anni trascorsi sull’ isola, naufrago senza speranza, si apre ad un senso del viaggio molto settecentesco nell’ approccio empirico e razionale, nella creazione di un mondo a propria immagine e somiglianza, nell’ addomesticamento delle forze naturali e selvagge, nel processo di civilizzazione e colonialismo, ma progressivamente si apre ad un viaggio spirituale, di fede, crescita e cambiamento, in una dicotomia all’ apparenza insanabile tra fede e ragione, identificandosi in una moderna Odissea con un sofferto ritorno, innumerevoli anni a segnarne esistenza ed essenza.
Quell’ iniziale ed ossessivo desiderio di fuga, affrancandosi da consigli genitoriali occludenti, la voglia di esplorare, esperire, diverrà, subito dopo il naufragio, maledizione lanciata contro un Dio cieco e silente, contro la Provvidenza , nei giorni dell’ abbandono e della disperazione.
Un uomo solo che lotta per la sopravvivenza, che delimita il proprio territorio assoggettando le indomabili e pericolose forze della natura, ma lo scorrere degli anni in completa solitudine si fara’ preghiera per lo scampato pericolo, la propria vita miracolata, ringraziando il divino per una solitudine non più disperante, da celebrare come bene supremo, calato nella infinita ed indefinita bellezza che lo circonda.
Attraverso gli occhi della fede ma non solo Robinson affronterà gli eventi, attribuendogli la giusta importanza, allontanando il superfluo, allargando i propri orizzonti.
E considererà quanto siano le nostre paure, sovente, a frenarci, indirizzandoci al peggio, temendo l’ ignoto, il diverso, fatti e persone creati dalla propria mente a personificazione del male .
La parola salvezza declina, allontanandolo da solitudine e prigionia, e comincia a guardare alla vita passata ed ai propri peccati con vero orrore.
Ed allora la benedizione più grande consiste nell’essere liberato dal peso del peccato più che dalla sofferenza, invertendo gioie e dolori, capovolgendo i desideri, mutando gli affetti, impadronendosi di felicità totalmente diverse.
Ecco una nuova vita di Sofferenza e Misericordia, rendendosi conto di quanto non si apprezzino le gioie se non quando perdute.
Alla fine Robinson riuscirà a costruirsi una vita felice, in beata solitudine, ma basta un’ impronta umana e tutto cambia, strategie difensive, percezione personale del reale, strategie offensive, desiderio di attacco, considerando la profonda consolazione che gli potrebbe dare la parola di un suo simile, di un altro Cristiano.
È probabile che la fantasia superi la realtà inducendolo alla rovina, e nel passaggio dal sostentamento alla difesa la sola cosa che lo spaventa è se’ stesso.
Nelle passioni vibrano corde segrete quanto le cose presenti, rese tali nella mente dalla forza della propria immaginazione, trasportando l’ anima verso l’oggetto dei suoi desideri, rendendo insopportabile ciò che manca.
Quante volte nel corso di una vita proprio il male che si cerca di evitare diventa la porta della Salvezza, la sola uscita di sicurezza dal dolore.
L’attesa del male è più amara del male stesso, ed a questo proposito Robinson potrebbe trasformarsi nel più feroce degli assassini, ma considera che i propri simili hanno spesso una sorte peggiore della propria.
Ed allora gli assurdi progetti di fuga dall’ isola ripresentano un errore di gioventù, quelle profonde radici del cuore causa di insoddisfazione personale.
Ed alla fine saprà che nessuno ha mai avuto servitore più sincero, fedele, affezionato di Venerdì, proprio quel selvaggio che egli ha civilizzato, un essere umano in cui specchiarsi ed in cui legittimare la propria essenza e presenza sull’ isola.
Il celeberrimo romanzo di Defoe, ad una rilettura dopo anni e molteplici interpretazioni in chiave socio-economico-filosofico-esistenziale, non è un semplice testo per ragazzi ma si apre ad una complessità ed unicità che ne esulano il valore letterario, quella scrittura piana, semplice, scarna, empirica, diaristica.
L’ eccesso di criticismo nel vedervi un semplice processo di coloniale civilizzazione ed egoistico individualismo sarebbe assai limitante, tralasciandone la ricchezza di contenuti e significati tra le righe.
Va evidenziata, a mio parere, l’ Odissea del profondo dell’ uomo Robinson, quella presa di coscienza, oltre ogni semplicistico fascino di lotta individuale per la sopravvivenza, quell’ uno contro tutti che sarebbe fuorviante, e banale, aprendosi ad una fede non solo con tratti di spiritualità , ma anche di coscienza e di conoscenza, nata ed elaborata nel tempo e nella solitudine estrema che induce il singolo alla riflessione, su di se’, sul proprio agire, sul passato e sugli altri , un processo di “ civilizzazione “ personale “ assai più umano e significante.


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Commenti

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14 Agosto, 2019
Ultimo aggiornamento:
14 Agosto, 2019
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Bella analisi Gianni, un classico dell'avventura da me trascurato a suo tempo, mi sembra di intutire che sia più adatto all'età adulta.
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