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Le grandi speranze vengono infrante
“Tess dei d’Urberville” è un romanzo di formazione scritto alla fine del Ottocento da Thomas Hardy, autore da me già molto apprezzato per la sua precedente opera, “Via dalla pazza folla”.
La storia segue la vita di Tess Durbeyfield, semplice ragazza di campagna la cui esistenza verrà stravolta dalla scoperta che la sua povera famiglia è tutto ciò che rimane di un'antichissima dinastia di nobili cavalieri normanni, i d'Urberville appunto. La testardaggine del padre, deciso a farsi chiamare da tutti con l'appellativo di Sir John, e le insistenze della madre porteranno Tess ad intraprendere un viaggio presso alcuni presunti ricchi parenti, viaggio che segnerà l'inizio delle sue sventure.
Se già in “Via dalla pazza folla” il caro Hardy non ci aveva risparmiato disgrazie ed eventi drammatici, in questo romanzo l'aspetto tragico diventa prevalente, arrivando ad escludere quasi del tutto l'inserimento di momenti più leggeri ma regalandoci al contempo riflessioni evocative come questa:
«Nella difettosa esecuzione del piano ben disposto dell’universo raramente l’invito provoca l’arrivo di chi si invoca; raramente si incontra l’uomo da amare, quando viene l’ora per l’amore.»
Infatti, nonostante la prima parte della trama possa far pensare a dei felici risvolti per Tess e la sua famiglia questo clima ottimista, che ricorda per certi versi “Grandi speranze” di Charles Dickens,
«Tess aveva gli occhi pieni di lacrime e la voce così soffocata da non riuscire a esprimere i sentimenti di quel momento. [...] due bambini ai lati di Tess, tenendola per mano e guardando di tanto in tanto pensierosi, come si fa con chi è destinato a compiere grandi cose; la madre li seguiva coi più piccini.»
viene abbandonato dopo pochi capitoli con la scena che è stata causa di aspre critiche nei confronti di quest'opera, ovvero la violenza subita da Tess mentre la ragazza è incosciente; Hardy venne additato in particolare per aver sottotitolato il romanzo A Pure Woman (ossia, una donna pura) che secondo i benpensanti dell'epoca era una definizione inadatta al personaggio di una ragazza non più illibata.
Personalmente ho trovato molto coraggiosa la scelta di trattare il tema della violenza dal punto di vista di una donna in quegli anni e in quel ambiente chiuso e pieno di persone pronte a giudicare il prossimo. In un contesto del genere si delinea ancor più marcatamente la differenza tra la reazione di Tess a quanto le è successo,
«-Tessy... non mi ami neppure un pochino, ora?
-Ve ne sono grata-, ammise la ragazza con riluttanza. -Ma temo di non...-. Il pensiero improvviso che la passione di lui potesse avere quel risultato l’angosciò a tal punto che, prima una lenta lacrima poi un’altra, finì per scoppiare in pianto.»
portavoce della ferma denuncia dell'autore, e le reazioni delle persone attorno a lei; e se dal suo stupratore ci si potrebbe anche aspettare affermazioni di questo tono,
«-Non ho capito le tue intenzioni se non quando era ormai troppo tardi.
-È ciò che ogni donna dice.
-Come osi parlare così?-, gridò voltandosi impetuosamente verso di lui, gli occhi fiammeggianti, [...] -Dio mio, potrei buttarti giù dal calesse!»
tutt'altra impressione otteniamo leggendo le parole della madre della protagonista, che diventa invece l'esempio tipico del pensiero popolare
«-E dopo tutto ciò non l’hai costretto a sposarti?-, la rimproverò la madre. -Qualsiasi donna all’infuori di te ci sarebbe riuscita. [...] Perché non hai pensato a far del bene alla tua famiglia invece di pensare solo a te stessa?»
In questo quadro a prevalere non può che essere la figura di Tess. Il suo personaggio si dimostra una versione migliore di Pamela, protagonista dell'omonimo romanzo di Samuel Richardson, perché capace di rimanere fedele ai suoi principi e alle decisioni prese anche nei momenti di maggiore avversità, ponendo come unico limite la salvezza della sua famiglia.
Tess ci viene presentata con delle caratteristiche che farebbero invidia alle donne moderne: è orgogliosa e risoluta, e lo si capisce perfettamente quando sceglie di affrontare di petto la gente del suo paese
«Le pene maggiori erano dovute all’osservanza delle convenzioni, non a sensazioni naturali.»
ed allattare in pubblico il bambino nato dallo stupro subito. Inoltre la sua assennatezza non le preclude il desiderio di poter raggiungere la felicità nonostante le disgrazie del suo passato
«Anche se aveva deciso d’essere così coraggiosa da lasciare che la generosità avesse la meglio sui suoi sentimenti, fu chiaramente sollevata nell’udire quell’esclamazione d’impazienza. Ora aveva tentato anche questo, ma non avrebbe più avuto la forza di ripetere un’altra volta quel sacrificio di se stesa.»
Il romanzo è costellato da molti altri personaggi interessanti, in special modo quelli secondari che Hardy delinea con tanta cura, ma devo ammettere che la figura di Tess va un po' ad oscurarli tutti.
In quest'opera viene maggiormente evidenziato l'amore dell'autore per la contea del Wessex, dove la placida vita contadina crea l'illusione che città caotiche come Londra siano soltanto un miraggio lontano,
«Era una splendida serata di settembre, poco prima del tramonto, quando la luce gialla si infiltra nelle ombre turchine con linee sottili come capelli e l’atmosfera stessa assume una prospettiva senza l’aiuto di forme solide, all’infuori degli innumerevoli insetti che volano in essa, danzando.»
Altro aspetto tipico della narrazione hardyniana è la riflessione sulla fede, che ben si coniuga all'agnosticismo dell'autore stesso,
«Un giorno piovoso era espressione di inconsolabile dolore per la sua debolezza da parte di un vago essere etico che lei non riusciva a classificare con precisione, né come il Dio della sua fanciullezza, né come alcun altro essere.»
questa costante ricerca della fede porta nel romanzo del ben chiari riferimenti biblici, dal comportamento tenuto da Angel, novello San Giuseppe, al triplice canto del gallo. Interessante a tal proposito è anche la reazione di Tess alle citazioni bibliche scritte sulle staccionate da un fanatico credente:
«-Puah, non posso credere che Dio abbia pronunciato queste parole!-, mormorò sdegnosamente, [...]»
Pochi fedeli contemporanei sarebbero capaci di tanta riflessione e (auto)critica.
NB: Libro letto nell'edizione Rizzoli BUR
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Se ti interessa Hardy, ti consiglio "Via dalla pazza folla", che ho molto apprezzato sebbene abbia dei toni decisamente più leggeri rispetto a questo romanzo.
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