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La peste
 
La peste 2019-04-20 10:00:59 Valerio91
Voto medio 
 
4.5
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
4.0
Valerio91 Opinione inserita da Valerio91    20 Aprile, 2019
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Differenze e comunanza dell'umanità

Dopo la mia prima esperienza con "Lo straniero" (una vita fa, a dire il vero) Camus mi aveva colpito, ma non abbastanza da spingermi ad approfondire la sua opera nel breve periodo, così come mi è successo ultimamente con Steinbeck. Eppure, dopo anni, ecco che mi cimento con la lettura de "La peste", che devo dire mi ha folgorato e ha fatto rinascere in me il desiderio non solo di approfondire quel che mi manca dell'opera dell'autore, ma anche di rileggere nuovamente "Lo straniero".
Questa è un'opera di una profondità fuori dal comune, che riesce col pretesto del morbo a riflettere su molte sfaccettature dell'animo umano, che un flagello come questo può far salire in superficie in un modo che sarebbe impossibile, in condizioni normali. Camus prende il lettore e lo scuote, lo prende per le orecchie e gli gira il volto, costringendolo a osservare tutto quello da cui tende a distogliere lo sguardo.
Gli uomini si ritrovano a combattere qualcosa che è infinitamente più grande di loro, qualcosa che ne controlla quasi totalmente il destino; un destino oltremodo tormentoso in quanto è affidato totalmente al caso e alla volontà della malattia, che stronca chi vuole, quando vuole. È interessante osservare le diverse reazioni allo stesso male, allo stesso terrore; Camus ha trovato un modo incredibilmente realistico di mettere in risalto le differenze ma, allo stesso tempo, di mostrare quel che accomuna tutti gli esseri umani. Questo è secondo me un lavoro che solo un grande autore e una grande mente potevano mettere in piedi.
Messi a confronto e in lotta con tale flagello gli esseri umani diventano un turbinio di emozioni, divisi tra speranza e rassegnazione; tra riscoperta delle piccole gioie e profonda disperazione; tra la gabbia di terrore del presente e liberazione dalle preoccupazioni del futuro e i tormenti del passato. La peste, la prospettiva della morte, porta gli uomini a contemplare cose che nel torpore dei tempi quieti non avrebbe mai considerato, cose che un essere umano dovrebbe contemplare in ogni caso, a prescindere dal dolore che esse comportano, ma che si ritrova a considerare solo nel momento della fine, che nella maggior parte dei casi arriva troppo tardi nel percorso della vita. La malattia, invece, li porterà ad affrontare tutto questo prima del tempo, costringendoli a un cambiamento graduale ma permanente e che, paradossalmente, ha molti risvolti positivi: perdita delle illusioni, consapevolezza, conoscenza, tempra.
Tutto questo è reso in maniera eccelsa, pur essendo una lettura che richiede una buona soglia di attenzione per essere compresa e apprezzata appieno.

Orano è una cittadina francese in cui, da un giorno all'altro, si cominciano a scovare cadaveri di topi a ogni angolo di strada; nei palazzi, nelle cantine, nei ristoranti. Quello che all'inizio si presenta solo come un fatto insolito che scuote leggermente la monotonia della vita di una città piuttosto noiosa e spenta, diventa il presagio di un flagello che la devasterà per più di un anno; perché quello che uccide i topi comincerà a uccidere anche gli uomini, e certo non con numeri più generosi.
Il dottor Bernard Rieux si troverà ad affrontare questo morbo che si credeva ormai sparito, perso in un sonno eterno; che ha devastato la vita degli uomini nei secoli passati ma che ormai aveva smesso di tormentarci. È difatti difficile ammettere che sia tornato, nei primi tempi in cui si presenta; è difficile addirittura pronunciarne il nome: peste. Ma alla fine non si potrà più negare e avrà inizio una lotta in cui gli esseri umani non possono fare altro che provare ad assorbire i colpi nel modo migliore possibile, senza mai avere la possibilità di sferrare un attacco: come si può, infatti, colpire il morbo della peste? È una cosa che si può soltanto sopportare, e che se dovesse lasciarci vivi potrebbe ancora tormentarci col ricordo della sua spietatezza. Dunque tutto quel che resta da fare all'uomo è subire e cercare di non soccombere, sopravvivere e, in tale fortunato caso, bendarsi le ferite e ricominciare.

"Il male presente nel mondo viene quasi sempre dall'ignoranza, e la buona volontà, se non è illuminata, può fare altrettanti danni della malvagità. Gli uomini sono più buoni che cattivi, e in realtà il problema n on è questo. Ma sono più o meno ignari, e questo è ciò che chiamiamo virtù o vizio, dove il vizio più desolante è l'ignoranza che crede di sapere tutto e si concede per questo il diritto di uccidere. L'anima dell'assassino è cieca e non c'è vera bontà né vero amore senza tutta la chiaroveggenza possibile."

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Commenti

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Ti consiglio anche il suo "Caligola", che è meno conosciuto di altre sue opere magari, ma secondo me raggiunge un vertice letterario che non mi è capitato di ritrovare facilmente. Bel commento alla Peste, Camus è sempre stato tra i miei preferiti :)
Valerio, l'ho letto tanto tempo fa : da togliere il respiro.
Solo recentemente mi sono riavvicinato all'autore con "Lo straniero" (l'inverso di come hai fatto tu) anche come 'base' per leggere il recente "Il caso Merseult" del giovane scrittore arabo Daoud (libro premiato in Francia col 'Goncourt Giovani' ),una specie di risposta al libro di Camus ; un testo, questo, interessante-
In risposta ad un precedente commento
Matelda
21 Aprile, 2019
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Grazie per avermi indicato " Caligola ". Lo leggerò appena riapre la biblioteca che frequento . Grazie ancora..
In risposta ad un precedente commento
Valerio91
21 Aprile, 2019
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Ciao Daniele,
grazie per i complimenti e per la segnalazione, che rientra immediatamente nella mia wishlist.

Vale.
In risposta ad un precedente commento
Valerio91
21 Aprile, 2019
Segnala questo commento ad un moderatore
Ciao Emilio,
mi hai incuriosito con questa "risposta" allo straniero di Camus... vedrò di informarmi e magari di leggere il libro di Daoud. Grazie, come sempre.

Vale.
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