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Un capolavoro della letteratura del Novecento.
“L’uomo senza qualità”, opera monumentale (poco meno di 2000 pagine), addirittura “mostruosa” secondo certa critica letteraria, è uno dei massimi capolavori del ‘900, rimasto incompiuto per la morte nel 1942 dell’autore, emigrato in Svizzera dopo l’annessione della sua patria, l’Austria, alla Germania di Hitler, e costretto a vivere gli ultimi anni in ristrettezze economiche, con il solo ausilio di sussidi da fondazioni e istituzioni, collaborazioni a giornali, aiuti da amici fidati. L’opera, che non ha una vera e propria trama, è piuttosto un vasto trattato storico-filosofico sulla prima metà del Novecento (siamo nel 1913), un’indagine profonda sul progressivo decadimento della società borghese dell’impero austro-ungarico alla vigilia della prima guerra mondiale. Il protagonista assoluto è Ulrich, un giovane ingegnere matematico austriaco colto, raffinato, che vive da benestante (in realtà mantenuto dal padre, senatore, personaggio austero e ben noto nell’alta società) in una Vienna grigia e indolente: c’è aria di rassegnazione, culturale e morale, in una società ricca di passato e poco incline a credere nel futuro. Ecco allora nascere un’idea che possa rivitalizzare e ridare slancio alla nazione: creare una sorta di alleanza patriottica ( definita “Azione parallela”, in analogia con una simile manifestazione nella vicina Prussia in onore dell’imperatore Guglielmo) per celebrare il 70° anniversario di ascesa al trono dell’ottantottenne imperatore austro-ungarico Francesco Giuseppe. I personaggi coinvolti, tra nobili, politici, militari, nobildonne sono tanti e proprio Ulrich svolge mansioni di segretario, tessendo una rete di collaborazioni e di intese, che, come si vedrà, non porterà a sbocchi significativi se non ad una generica e velleitaria conferenza per la pace. Varia è la tipologia dei personaggi con i quali Ulrich collabora: il suo mentore conte Leinsdorf (“Sua Signoria”), il miliardario prussiano dottor Arnheim coltissimo e potente, interessato allo sfruttamento di pozzi petroliferi in Galizia, il caposezione Tuzzi, l’ amico d’infanzia Walter, soggiogato dalla musica wagneriana, e sua moglie Clarissa, isterica e studiosa della umana follia, Leo Fischel, banchiere ebreo direttore della Loyd Bank e sua figlia Gerda, il generale Stumm von Bordwehr, militare quanto mai gioviale e socievole, ai quali si aggiungono le donne corteggiate da Ulrich, Bonadea, ninfomane e amante occasionale di Ulrich, la cugina Hermine detta Diotima, bella ed ingenua , moglie di Tuzzi e animatrice del progetto ( nel suo salotto si svolgono le riunioni del comitato). Infine compare la sorella Agathe, da anni quasi dimenticata, che avrà con Ulrich dopo anni di separazione un rapporto quasi mistico, cercando di creare con il fratello il cosiddetto “Regno Millenario”, tendente ad uno stato di perfezione assoluta dello spirito. L’imponente opera, di difficile lettura e di ancor più difficile comprensione, propone pagine e pagine di colloqui e riflessioni su temi allora attuali (nazionalismo, pangermanismo, positivismo, pacifismo e interventismo) e su argomenti più filosofici ancor oggi di attualità (il senso della vita, il significato dei sentimenti e dell’amore nelle sue varie sfaccettature, il significato della cultura e della civiltà, l’ideologia e la nascita delle idee, l’impatto della storia e l’evoluzione del mondo, i percorsi umani), con continui riferimenti bibliografici a poeti, filosofi, scrittori, scienziati del passato ( Kant, Nietzsche, Goethe, Bleuler) ed alle Sacre Scritture.
L’opera è incompiuta. Consta (nell’edizione Mondadori del 2015) di tre parti (pubblicate a partire dal 1932), cui si aggiungono 20 capitoli (bozze poi ritirate dall’autore nel 1937-38) e 6 ulteriori capitoli corretti, ai quali Musil lavorò dal 1940 al 1942 rielaborando parte dei precedenti 20 capitoli. Mentre la prima parte è una sorta di introduzione, una biografia di Ulrich riguardante i suoi studi ed alcune vicissitudini secondarie, la seconda parte dal titolo illuminante (“Niente di nuovo sotto il sole”) è tutta dedicata alle attività, con poco costrutto, del comitato per l’Alleanza patriottica. La terza parte (“Verso il Regno Millenario”) è tutta una meticolosa narrazione dell’incontro simbiotico di Ulrich con la sorella Agathe, del loro strettissimo rapporto e delle loro meditazioni, vagheggianti il sopra citato “Regno Millenario”. Quasi un presentimento della fine di un’epoca e di quella catastrofe immane che sarà la prima guerra mondiale.
In conclusione un pilastro della letteratura del Novecento. Difficoltà interpretative non mancano, lungaggini interminabili su argomenti apparentemente astrusi, volte a sviscerare i come e i perché di atteggiamenti e sentimenti: Ulrich è alla disperata ricerca di una verità assoluta, vuole capire, non si accontenta, non vuole essere “realista”, cioè operare “con chiarezza e dinamismo mondani”, ma, come la sorella, oscilla continuamente tra un nichilismo che sogna Dio e un attivismo impaziente e passionale senza sbocchi. L’incertezza di Ulrich ed i suoi dubbi fanno dell’Uomo senza qualità, come disse una volta Musil e come riporta Ingeborg Bachmann in una postfazione dell’edizione mondadoriana, “un’asserzione importante andata perduta”. Ecco, un’asserzione importante che invece “non dovrebbe andare perduta”.
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