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Un cuore altrove
Un battello ancorato lungo il Tamigi, cinque membri dell'equipaggio attendono la marea favorevole per poter prendere il largo. È sera; uno di loro, un vecchio marinaio di nome Marlow, comincia a raccontare di un viaggio che molti anni prima aveva fortemente voluto, per entrare in contatto con un continente ancora misterioso e al contempo fascinoso: l'Africa nera.
Nel suo racconto, Marlow rievoca il lungo viaggio verso la sede della Compagnia che lo aveva assunto e i cui interessi erano basati sulla razzia di avorio, materiale molto ricercato in Europa a fine Ottocento. La base principale della Compagnia, un cumulo di baracche, era inospitale e inefficiente, gestita da equivoci personaggi, tutti invidiosi di un misterioso Kurtz che sembrava essere l’unico in grado di procurare ingenti e costanti quantitativi del prezioso avorio.
Di Kurtz però non si avevano notizie certe da tempo e la sua base era molto all’interno dell’inestricabile foresta, raggiungibile solo via fiume. Marlow parte, dunque, a bordo di un rattoppato battello a vapore con altri coloni e indigeni cannibali pagati con un sottile filo d’ottone.
Risalendo faticosamente il fiume, Marlow ha sempre più l'impressione di ripercorrere il tempo e lo spazio, rievocando echi di epoche remote e selvagge nel ventre di una misteriosa e primordiale Africa nera, in cerca della delirante follia di Kurtz e del micromondo parallelo che egli si era costruito.
Un classico intenso, in alcune pagine addirittura magnetico, sebbene la lettura risulti globalmente poco scorrevole. Trasporta nelle ancestrali atmosfere del Congo belga coloniale, nonostante il ritmo sia lento e la trama davvero scarna. La lentezza della narrazione permette però, se non letto in modo superficiale, di entrare nel personaggio di Marlow per seguirne il cambiamento psicologico, il logorio mentale cui si sottopone, perlopiù inconsciamente, per penetrare la "sua" tenebra interiore, in vista dell’incontro con l’enigmatico Kurtz.
Da citare alcune frasi: “Si vive come si sogna: soli” – “Ho lottato con la morte. E’ la contesa meno eccitante che si possa immaginare. Avviene senza molta fede nella propria causa, e ancor meno in quella dell’avversario” - “Lo sguardo fisso di Kurtz era grande abbastanza da abbracciare l’universo intero, abbastanza acuto per penetrare tutti i cuori che battono nella tenebra. Egli aveva tirato le somme e aveva giudicato: che orrore!”
Intensa anche la trasposizione cinematografica di F. Ford Coppola, in un “Apocalypse now” solo parzialmente “ispirato” al romanzo.
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Vedo, Leano, che non ne sei stato affatto entusiasta. Può aspettare.