Dettagli Recensione
Scuola di lettura
Cari amici lettori, faccio parte anch'io da quella piccola parte che ha superato la prova del fuoco anche se in realtà il testo più ostico della letteratura mondiale è un altro. Non starò ad analizzare un libro che ancora oggi da filo da torcere ai critici letterari, lascio questo lavoro a loro, io sono solo una semplice lettrice e quindi cercherò solo di invogliarvi a leggerlo testimoniandovi la mia esperienza.
Per me è stata una lettura rivoluzionaria già dalle prime pagine e mi ha letteralmente spiazzata. E' stato anche la prima che ho letto il flusso di coscienza, è stata un po' dura all'inizio perché non riuscivo a capirle il meccanismo e quindi cercavo sempre un aiuto dal parte del narratore assente, infatti, ho dovuto rileggere il terzo capitolo, Proteo, più volte.
La trama è assente, il libro descrive una giornata di quasi 24 ore vissuta da diversi personaggi a Dublino, e con tutto ciò che essa comporta, incluse le azioni quotidiane dei bisogni personali, fisiologici e intimi. Il parallelismo con l'Odissea, al di là degli aspetti letterari, io l'ho interpretato come la difficoltà della vita quotidiana, che è una battaglia ed un viaggio in cui possiamo vincere/perdere o smarrirci/ritrovarci. Ci sono giornate felici, che trascorrono in un baleno, e poi ci sono giornate difficili, piene di pensieri, preoccupazioni, frustrazioni, che sembrano non passare mai. Ecco, secondo me Joyce descrive proprio una di queste giornate, in cui le brevi giornate gioiose appaiono solo come ricordi. I personaggi sono tutti negativi, forse Molly, la moglie di Bloom è l'unica che vive la vita come viene e se la gode, nel suo monologo finale pare quasi che lei abbia capito tutto. Anche se compare solo in due capitoli, all'inizio (Calypso) e alla fine (Penelope), sembra che tutto ruoti attorno a lei, tramite i pensieri di Bloom. Spesso si fa riferimento al suo tradimento con Boylan, del quale il marito (e non solo) ne era a conoscenza e se ne rammaricava ma nello stesso tempo sapeva che non era ne il primo ne l'ultimo, Molly lo aveva già tradito in passato e continuerà a farlo: (domanda riferita a Bloom) "Se avesse sorriso perché avrebbe sorriso? Nel riflettere che chiunque vi acceda immagini di essere il primo a farlo mentre è sempre l'ultimo di una serie successiva, ognuno immaginandosi di essere il primo, l'ultimo, l'unico e il solo, mentre, non è né il primo, né l'ultimo, né l'unico, né il solo in una serie che comincia e si ripete all'infinito."......ma non è forse vero nella vita di tutti i giorni? Anche Bloom sembra avere una storia platonica con una certa Martha, ma non riesce a distrarlo o dargli soddisfazione, per lui Molly è l'unica donna che ama e alla fine del libro, anche lei si riappacifica con il marito, ripassando mentalmente le promesse "Sì lo voglio", perché in fondo lui è l'unico che la capisce e la vede come un fiore. Qui vorrei sottolineare che spesso nel libro si fa riferimento al lato femminile di Bloom, nel capitolo Circe addirittura è vestito da donna e partorisce, che secondo me è indice appunto di sensibilità, che Molly apprezza. Nello stesso tempo però, per ritornare alla serie infinita di amanti, Molly ha già pensato al suo prossimo amante: Stephan. Anche lui è un personaggio negativo, frustrato della sua condizione, il bardo del romanzo. Come insegnante è un disastro e come scrittore ancora da sbocciare, un personaggio che ancora deve trovare la sua strada. Nel romanzo, insieme a Bloom sono i punti cardinali che descrivono l'Odissea, Bloom è Ulisse e Stephan è Telemaco. Infatti, Bloom lo vede come suo figlio, "sostituto" del piccolo Rudy, morto prematuramente. Ci sono anche personaggi "assenti", nel senso che non compaiono materialmente nel libro ma compaiono invece di frequente nei pensieri dei personaggi, come appunto Rudy, Milly (figlia di Bloom), Rudolphe Bloom (padre suicida di Bloom), la madre di Stephan, Martha, per citare tra quelli più frequenti.
La cosa sorprendente di questo libro è anche la struttura dei capitoli e lo stile narrativo che viene utilizzato. Ogni capitolo è scritto in un modo diverso dall'altro. L'inizio è leggero, classica narrazione, per poi andare man mano a cambiare in base allo stato fisico dei personaggi, come un camaleonte, che alla fine, anche il libro in se assomiglia ad una persona che trascorre una giornata. C'è il capitolo Ade, cupo, soffocante che descrive la morte; poi c'è Eolo, che descrive il lavoro di Bloom e ti sembra di essere catapultato in un ufficio open space con telefoni che squillano, fogli che svolazzano, notizie, persone che entrano ed escono; c'è il capitolo Sirene, tutto onomatopeico, che è una musica unica, e dove l'autore gioca con il linguaggio in mille modi; Il capitolo Armenti del sole, scritto in moltissimi stili letterali; Circe, il delirio assoluto per evidenziare l'ubriachezza dei personaggi per arrivare al penultimo capitolo dove c'è talmente tanta spossatezza che la narrazione non continua più attraverso i personaggio ma il tutto viene esposto da un interrogatorio ?domanda-risposta, tra due soggetti sconosciuti...immagino che chi da le risposte sia il narratore, molto distaccato dalla ?storia però, come se fosse stanco pure lui, dando le risposte in modo automatico, preciso e senza alcun sentimento.
Il linguaggio del libro invece è molto vario, oltre ai giochi di parole come dicevo prima, è molto graduale, va dalla poesia e dalla sensibilità per arrivare alla volgarità più disgustosa, quindi preparatevi a sentire di tutto, Joyce non ha limiti nel stupire il lettore.
Tanto di cappello all'autore per la sua vastissima cultura, infatti il libro è tempestato di riferimenti letterari e simboli, e per la sua originalità. E' stata una lettura che sicuramente non dimenticherò, una lettura che mi ha fatto commuovere, mi ha fatto ridere e soprattutto mi ha stupito per la sua genialità. Per me è stato come entrare in un ciclone, ti scombussola e rovescia tutti i tuoi concetti letterari, facendo dalla banalità, dalla mediocrità, dal volgare e dall'indicibile un capolavoro.
Per finire vi lascio con le sue parole:
"Trovi le mie parole oscure. L'oscurità è nella nostra anime, non credi? Più flautata. Le nostre anime, ferite di vergogna per i peccati, aggrappate a noi ancor di più, una donna aggrappata al suo amante, sempre più."
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