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Non chiamiamolo amore...
Non chiamiamolo amore...
Questo romanzo, straordinariamente bello, non è affatto un romanzo d'amore.
Semmai è il romanzo di un amore mancato, di un'ossessione distruttiva, di una vendetta esemplare.
Ma è proprio la forza trascinante di una passione mai vissuta a fare di questo libro un capolavoro, un concentrato di sentimenti fortissimi, benché sempre negativi...portatori di cattiveria, violenza, follia.
"Lo amo e non perché è bello, ma perché egli è me, più di quanto non lo sia io stessa.
Di qualsiasi cosa siano fatte le anime, la sua e la mia sono uguali."
Eppure non basta...
Non basta per coronare quello che sembra un sentimento assoluto, totalizzante.
Non può stare con lui, ma neanche senza...fino ad impazzire.
E lui...lui che non ha radici, non ha legami, non ha nulla se non lei, soltanto lei, sempre lei...lui si devasta e si abbruttisce nella sua assenza, bramando un tormento eterno pur di non rinunciare alla possibilità di vederla ancora, e ancora sentirla...
"Resta sempre con me, prendi qualunque forma, fammi perdere il senno!
Solo, non lasciarmi in questo abisso, dove non riesco a trovarti!"
Parole bellissime...bellissime e spaventose.
Deve averla a qualunque costo, sotto qualsiasi forma e in qualunque dimensione, non importa quanto dovrà aspettare e quanto male farà a chiunque si troverà sul suo cammino prima di arrivare a lei.
Siamo oltre il confine dell'ossessione, oltre quello della follia...
Un romanzo forte, che ti fa arrabbiare, che ti travolge nella sua spirale di cattiveria, che ti fa sentire addosso il vento freddo della brughiera inglese, che ti fa venire voglia di chiudere le finestre, e che ti fa percepire tutta la triste desolazione delle stanze fredde e spoglie di Wuthering Heights...
Un libro che ti inchioda alle pagine, ma...vi prego, non chiamiamolo amore.
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Hai ragione : non è un romanzo d'amore. Casomai è la storia di un'ossessione, del prevalere dell'irrazionalità, di una 'passione', se l'uso odierno del termine non lo volgesse al ridicolo di una posa.