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Quel tifone che è la vita
Conrad è uno di quegli autori che con me ha un rapporto controverso. Mi piace molto il suo modo di scrivere e credo sia un maestro soprattutto nel descrivere gli ambienti e gli avvenimenti che coinvolgono i protagonisti delle sue storie; tuttavia non riesce mai a colpirmi tanto da amarlo, nonostante riconosca in lui le potenzialità per farlo. È incredibile la capacità che ha di descrivere lo sconvolgersi degli eventi, dell’ambiente e dei protagonisti, che si trovano sballottati qua e là su una nave che viene devastata a poco a poco dalla forza irrefrenabile della natura.
Questo breve racconto si svolge per la maggior parte del tempo durante il tifone citato nel titolo, che travolge una nave diretta in una località cinese, se non ricordo male. Il capitano di questa nave non è altro che un uomo normale, taciturno, che non si è mai trovato ad affrontare una situazione di pericolo così importante quale può essere un tifone o una tempesta. I libri sull’argomento, inoltre, non gli sono di aiuto; perché una cosa è trovarsi di fronte al pericolo e un’altra è analizzarlo freddamente, dietro una scrivania. Oltretutto la natura è imprevedibile e mai uguale a sé stessa.
In certi tratti Conrad ci strapperà un sorriso amaro, mettendoci di fronte a vari affreschi di umanità: uomini che litigano per del denaro anche quando la loro vita è appesa a un filo, uomini che perdono totalmente la testa, ma anche uomini che riescono a mantenere l’integrità e la fiducia nel proprio capitano.
È evidente che dietro questo racconto si nasconda una metafora; che il tifone rappresenti un po’ quelle difficoltà della vita che ci sembrano insuperabili e devastanti. Eppure anche un uomo normale può trovare dentro di sé la forza per affrontarle e, alla fine, uscirne vincitore.
Un breve racconto che consiglio anche solo per ammirare la maestria dello scrittore.
"Jukes incoscientemente fu lieto di avere vicino il capitano. Ne era sollevato come se quell'uomo, colla sua sola comparsa in coperta, si fosse preso sulle spalle il peso maggiore della burrasca. Tale è il prestigio, il privilegio e il peso del comando. Da nessuno al mondo il capitano MacWhirr poteva attendere un simile sollievo. Tale è la solitudine del comando."
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