Dettagli Recensione
il senso della sofferenza
**SPOILER
Breve e intenso racconto delle traversie di una famiglia molto povera; le loro vicende narrate coprono i primi decenni del 1900. La prima parte è ambientata in un piccolissimo villaggio della Russia al confine con la Polonia (Volinia), quindi in America, dove ad un certo punto parte della famiglia emigra, al seguito di un figlio (Semarjah), precedentemente fuggito oltreoceano in quanto disertore.
Il protagonista è Mendel Singer, un ebreo molto religioso, pacifico, le cui giornate sono scandite dalla preghiera, da riti rassicuranti e dall'insegnamento: è un maestro, insegna ai bambini del luogo a leggere la Bibbia. Sposato con Deborah, la coppia ha quattro figli: Jonas, Semarjah, Mirjam e Menuchim, quest'ultimo affetto da una non meglio specificata malattia (viene definito "storpio", pronuncia solo "mamma", ha crisi epilettiche). La madre disperata si rivolge al rabbino, il quale le profetizza la guarigione del figlio, a patto che lei non lo lasci mai. Si capisce quindi lo strazio della madre, quando anni dopo sarà costretta a lasciarlo per andare in America (un esilio, più che un'emigrazione), ove tutta la famiglia si trasferisce, richiamata da Semarjah; questa è anche l'occasione per portare la loro unica figlia Mirjam lontana dai "cosacchi", in quanto la ragazza è attratta dai soldati.
Quasi tutti i riflettori della critica sono puntati sulla figura del probo Mendel Singer e della sua attinenza con Giobbe, il personaggio biblico messo alla prova da Dio, che gli manda sventure. Da qui tutte le riflessioni sul come giustificare la presenza di Dio, di fronte alle sofferenze dell'essere umano.
Spendo invece una parola sulla moglie e madre Deborah, che si staglia come una figura perennemente in pena, sofferente, gran risparmiatrice, che prova disprezzo manifesto per il marito ("uno stupido insegnante di stupidi bambini", lo definisce "stolto", in una scena gli sputa); la donna non sopporta come il marito accetti tutto in maniera serafica ("non esiste alcun potere contro la volontà del cielo"), mentre lei, più attiva, meno fatalista ("l'essere umano deve cercare di aiutarsi, e Dio lo aiuterà") si prende in carico il pensiero di e per Menuchim e il peso dei figli che dovranno arruolarsi. Dopo i primi anni di matrimonio, la relazione fra Mendel e Deborah evolve in una reciproca indifferenza, se non fastidio, che entrambi provano reciprocamente. Denso di sofferenza materna il momento in cui lei si rivolge a Kapturak nella speranza di un suo intervento per esonerare entrambi i figli dal servizio militare, spicca l'angoscia di possedere del denaro per "comperare" la diserzione di uno solo dei due, quindi il sacrificio del fratello Jonas, che sceglie liberamente di arruolarsi, liberando di fatto il fratello dall'onere.
Le vicende di Mendel ricordano e ricalcano il personaggio biblico di Giobbe, uomo retto onesto e probo. La fede di Mendel infatti, a seguito delle sfortune che incombono sulla sua famiglia (un figlio disperso in guerra, uno morto, Mirjam ricoverata in clinica psichiatrica, morte della moglie) inizia a vacillare: c'è un passaggio forte in cui viene descritta la rabbia di Mendel verso questo Dio prima amato, ora messo in forte discussione. Mendel mangia carne di maiale ed è sul punto di bruciare i suoi testi sacri e altri simboli religiosi. Mendel è convinto che il Dio lo stia punendo per qualcosa, e palpabile è l'angoscia per non sapere quale sia il peccato commesso.
Alla fine, il Mendel messo a dura prova dalle avversità della vita, quando pensava che tutto fosse perduto, viene ricompensato e gli viene offerta la possibilità di riprendere serenamente il suo cammino, seppur a fianco di affetti diversi.
Consiglio questo libro, che si può leggere a diversi livelli di profondità: da storia romanzata fino a disquisizioni di teodicea. Ci sono dei passaggi di prosa molto intensa, specie in relazione ai vissuti di Deborah verso i figli. Io son stata sfortunata con l'editore (Liberamente, che credo sia della Rusconi): ci sono dei refusi e pure due pagine invertite, mi sono trovata la pagina 69 al posto della 75 e viceversa. Inoltre la traduzione di S. Stefani a tratti lascia a desiderare. Evitare quindi quest'edizione e traduzione.
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