Dettagli Recensione
Mi sentivo opaca e sconfitta
Ho riletto il romanzo stimolato da Una di luna di Andrea De Carlo (lì entrambi i protagonisti si riconoscono nella comune esperienza della lettura de La campana di vetro di Sylvia Plath).
La campana di vetro di Sylvia Plath è la cronologia di una deriva esistenziale che attraversa il fallimento dei rapporti umani, la disillusione per l’impulso creativo, il tentativo di suicidio, l’approdo alla patologia psichiatrica con la drammatica esperienza dell’elettrochoc.
Affido il riassunto a due passaggi del romanzo:
“Avevo rinunciato a una borsa di studio presso un importante college femminile dell’est, abborracciato l’impiego di un mese a New York e respinto come marito un solidissimo studente di medicina che un giorno… avrebbe guadagnato un pozzo di quattrini.”
“Ricordavo i cadaveri, Doreen, la storia dell’albero di fico, il diamante di Marco, il marinaio lungo Commonwealth Avenue, l’infermiera strabica, i termometri infranti, il negro e le due pietanze di fagiolini, i venti chili acquistati con l’insulina e lo scoglio che sporgeva tra cielo e mare come un teschio grigio.”
Giudizio finale: tragico, monomaniacale e unico (infatti è l’unico romanzo scritto da Sylvia Plath). Nella seconda parte (a Boston e in clinica), un capolavoro.
Bruno Elpis