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Robin Hood
 
Robin Hood 2018-12-21 10:38:38 La Lettrice Raffinata
Voto medio 
 
3.8
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
4.0
La Lettrice Raffinata Opinione inserita da La Lettrice Raffinata    21 Dicembre, 2018
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Rubare ai ricchi, per comprarsi degli occhiali

Nomina “I tre moschettieri” e anche il lettore meno spigliato assocerà questo titolo a Dumas. Nomina “Robin Hood” e otterrai le reazioni più disparate, tra chi andrà con la mente ad uno dei tanti film con il bandito gentiluomo come protagonista, chi citerà il lungometraggio animato targato Walt Disney con la volpe ad interpretare il ruolo del furfante, oppure ancora chi penserà ad una tra le molte serie TV ispirate alle avventure degli allegri compagni di Sherwood.
Sono in pochi infatti a ricordare che dobbiamo ring razionare il prolifico Dumas per aver portato fino a noi notizia delle gesta dell’eroe popolare noto come Robin Hood. Incaricato di tradurre l’”Ivanhoe” di Scott, l’autore conobbe la figura del leggendario ladro Sassone, all’epoca protagonista di molte ballate popolari; Dumas fu il primo a scrivere un romanzo con protagonista Robin, salvandolo in questo modo dall’oblio in cui forse sarebbe scivolato come personaggio legato a dei racconti tramandati principalmente per via orale.
La narrazione di come l’autore incappò nella figura di Robin e molti altri dettagli interessanti su questo romanzo si possono trovare nell’introduzione e, per una volta, devo giustamente elogiare la Newton Compton per la buona qualità di questa edizione, dove sono presenti molte note esplicative nel testo, alcune graziose illustrazioni, nonché due appendici iniziali che forniscono una sintetica infarinatura rispettivamente sui personaggi e suoi luoghi della storia. Soprattutto la prima si rivela molto utile e mi sono trovata a consultarla spesso durante la lettura, perché ci sono davvero molti personaggi e a volte risulta difficile ricordare i rapporti tra loro.
Il romanzo ripercorre le principali avventure del celebre Robin Hood a partire dal suo incontro con Will il Rosso e Much, due dei suoi più fidati luogotenenti. Nella prima parte del romanzo,al centro della vicenda troviamo la missione per salvare proprio Will dalle grinfie dello sceriffo di Nottingham e, nel contempo, impedire le nozze d’interesse tra la figlia di quest’ultimo ed il repellente Sir Tristam. Segue poi il racconto di svariate peripezie volte in special modo ad alleggerire le borse dei ricchi Normanni e degli ecclesiastici di passaggio per Sherwood e delle conseguenti rappresaglie ad opera del barone Fitz-Alwyn, che non è comunque il solo nemico di Robin, come pure Will non è il solo a venire ingiustamente condannato a morte e salvato in modo rocambolesco.
Seppur i duelli abbondino in questo romanzo, di cappa e spada appunto, ho trovato quantomeno curiosa la presenza di un gran numero di matrimoni (ne ho contati undici, più un paio andati a monte), nonché il ruolo combattivo concesso alle donne dei proscritti e il continuo elogio della vita di coppia come via per trovare la felicità. Non a caso Robin muta completamente il suo temperamento dopo la morte dell’amata Marian e pian piano perde del tutto la voglia di vivere e di lottare.
La lettura prosegue abbastanza rapida, tra la predominanza dei dialoghi e l’alternarsi di scene ricche d’adrenalina, seppur il lettore non sia mai in pensiero per la sorte di Robin e dei suoi allegri compagni, perché votati al bene e dotati di grande coraggio. Un dettaglio che in più punti mi ha divertito è l’incapacità del protagonista, ma anche di altri personaggi, nel riconoscere chi hanno davanti: in particolare Robin non riconosce il cugino e (per due volte!) il cognato, per tacere di chi tenta di arrestarlo e puntualmente se lo ritrova davanti senza riconoscerlo.
I più affezionati lettori di Dumas non mancheranno di notare molte somiglianze con la sua opera più nota, “I tre moschettieri”. I due volumi hanno infatti un inizio molto simile, con il protagonista che si imbatte in quelli che saranno poi i suoi fedeli compari e, come prima cosa, li sfida a duello per motivi abbastanza banali. Altra analogia con altre opere dell’autore è la povertà di storyline ad ampio respiro, alle quali vengono preferiti dei brevi racconti del tutto scollegati da una trama orizzontale ma che vanno solo ad illustrare alcuni episodi nella vita della protagonista.
E Robin Hood è un protagonista di tutto rispetto: pur essendo un eroe non intende mostrarsi umile, fa lo splendido con le dame e si vanta della propria abilità con ogni genere di arma, questo non lo porta però ad abusare della violenza e in generale si dimostra generoso anche con i suoi nemici. Molti aspetti del suo personaggio sono stati d’ispirazione per altre figure iconiche come Zorro analogo eroe mascherato che sottrae ai ricchi per donare ai poveri, Peter Pan sia per l’abbigliamento sia per l’idea di vivere in completa libertà sull’Isola che non c’è, Sherlock Holmes con i travestimenti che aiutano entrambi ad introdursi non riconosciuti in ogni sorta di consesso, V nella sua guerra personale allo strapotere dei benestanti e del clero.
La narrazione di Dumas si conferma ancora una volta ironica e briosa, ma capace anche di toccare l’anima del lettore in alcune scene dense di emozioni. Da notare anche come l’autore sia uscito coraggiosamente dalla sua confort zone, scegliendo un’ambientazione ed un periodo storico ben lontani dai suoi canoni classici, ma che ha saputo comunque gestire molto bene.
Dumas è stato molto originale in più di un aspetto con questo romanzo, perché ha deciso di dargli un finale dolceamaro, in cui si vede il giusto sconfiggere più volte i suoi avversari ma alla fine cadere mentre questi continuando ad ordine le loro trame. E con Robin scompare anche il sogno utopico della foresta di Sherwood.

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