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Il condominio a teatro
Stile impeccabile e storia avvincente, due elementi che va da sé rendono questo romanzo di Balzac un piccolo gioiello della letteratura.
Tutto accade e ruota attorno quello che ho definito un condominio, ossia la pensione Vauquer, dove dubbi personaggi allo stremo delle loro forze economiche decidono di vivere e condividere spazi con altrettante dubbie presenze. Una descrizione e racconto delle varie sfaccettature umane ammirevole. Questa scrittura farebbe invidia alle soap opera più moderne.
Sicuramente dietro all’ironia dirompente con cui Balzac ci coinvolge nelle storie dei suoi personaggi si cela il suo pessimismo verso il genere umano descritto nei suoi aspetti più opportunistici e arrivisti. Ognuno pensa per sé e ogni gesto, ogni pensiero sono pregni dell’ambizione che li guida; anche lo stesso Goriot (maliziosamente definito Papà dai coinquilini della pensione prima che si sapesse la verità, ossia che era nei fatti un padre amorevole e devoto verso le proprie figlie) che vuole rappresentare l’anima buona di tutta la storia, nonostante, nuovamente, il pregiudizio del “popolo” lo addita inizialmente come un poco di buono, si rivela TROPPO buono, quasi a rasentare l’esagerazione esasperata. Lo si vede elemosinare una carezza, uno sguardo da queste figlie ingrate che però è stato lui stesso a spingere nelle braccia di buoni partiti, apparentemente, tralasciando un sentimento che nei fatti qui riveste un’importanza secondaria, ossia l’amore.
Tutti i personaggi sono caratterizzati fortemente e brillantemente, riesce poi a far dire loro tramite la consueta ironia delle cattiverie che farebbero rabbrividire i più, ma si dice infatti che si può dire tutto nel giusto modo, no?!
L’unico vero personaggio positivo qui è il giovane Rastignac , che ha un’evoluzione tangibile all’interno del romanzo, perché anche lui stesso, alla stregua degli altri viene caratterizzato in una prima parte dall’arrivismo, tanto da cadere nei piani sedicenti del bieco Vautrin; arriva infatti dalla provincia nella bella Parigi, armato di tante speranze e di una valigia di orpelli proprio con il solo scopo di assumere un ruolo nella società parigina, entrare nelle sfere, quelle giuste, passando attraverso l’imbonimento di qualche giovane fanciulla dell’alta società , non importa se già impegnata. E questo è anche uno degli aspetti comicamente più controversi, avere un amante è un must, un amante conosciuto dal proprio compagno di vita ufficiale e riconosciuto dalla società; è davvero divertente la scena della disperazione così evidente della viscontessa di Beauséant quando scopre che il suo amante in realtà sta per convogliare a nozze e tutta la società parigina non aspetta altro che di andarla a trovare per vedere la sconfitta sul suo volto; una vera e propria processione a corte, che meraviglia! Ma tornando a Rastignac nella seconda parte fa trapelare tutta la sua bontà d’animo, si è ormai affezionato a Papà Goriot ed è nei fatti l’unico che gli starà vicino per la prima volta senza doppi fini ma solo trasportato da un amore direi filiale.
Un’opera teatrale, nel senso meno figurato del termine. Alcune scene corali, che per evitare spoiler non cito, si prestano magnificamente ad una bellissima opera teatrale.
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