Dettagli Recensione
Un mito moderno
La tragica e lacrimevole vicenda della cortigiana Marguerite Gautier, che vive un’appassionata storia d’amore con il giovane Armand Duval e infine sacrifica se stessa e il loro amore nel nome delle convenzioni sociali e del proprio riscatto morale, è indubbiamente nota a tutti, grazie anche alla consacrazione ricevuta da Giuseppe Verdi, che nel 1853 si ispira al dramma che lo stesso Alexandre Dumas ha tratto dal proprio romanzo per una delle sue opere più celebri e amate, "La Traviata".
Fin dalla sua prima apparizione, però, nel 1848, il romanzo riscuote un successo clamoroso tra il pubblico, conquistato da una storia d’amore ricca di passione, lacrime e contrasti e da una protagonista femminile che vive nel vizio per anni fino a minare la propria salute e poco prima di morire si redime rinunciando all’amore per Armand per il bene del giovane e della sua famiglia, che sarebbero entrambi irrimediabilmente rovinati da una relazione con una cortigiana.
Nei primi decenni dell’Ottocento la rappresentazione seria del quotidiano ha ormai fatto il proprio ingresso nel romanzo, portando all’imposizione di quella forma narrativa che gli inglesi definiscono novel e che racconta la vita quotidiana di persone comuni. Rendere interessante la realtà quotidiana, però, non è semplice e fino alla metà del secolo la rappresentazione del reale avviene per lo più in forma melodrammatica. Si sviluppa infatti una tipologia di romanzo definito “melodrammatico”, poiché subisce appunto l’influenza del melodramma, genere popolare basato su scene madri, contrasti forti, episodi sensazionali. Nel romanzo melodrammatico i protagonisti sono figure particolari e fuori dal comune che spesso incarnano lo contro tra forze universali, mentre le trame sono ricche di contrasti forti, passioni intense, scontri decisivi, coincidenze e agnizioni. Tutto questo si ritrova infatti in "La signora delle camelie", romanzo larmoyant con un tocco di gotico che vede due protagonisti dai sentimenti puri e intensi scontrarsi con un mondo dominato dagli interessi economici, dai pregiudizi, dall’egoismo, e tentare di innalzarsi al di sopra delle sue bassezze, al punto che la cortigiana Marguerite mostra, con il suo comportamento e il suo sacrificio, di possedere una saldezza morale, una generosità d’animo e una maestosità interiore del tutto sconosciute non solo alle sue colleghe, ma anche e soprattutto alle meschine, giudicanti signore borghesi che dopo la morte di Marguerite affollano il suo splendido appartamento con il naso all’aria e ammirano i ricchi ninnoli messi all’asta per soddisfare i creditori, ansiose di gettare uno sguardo su un mondo a loro precluso che le incuriosisce e le ripugna al tempo stesso. Dunque la trasposizione in forma melodrammatica non fa che esaltare pienamente la natura più profonda del romanzo e forse è per questo che esso riceve la consacrazione definitiva proprio con La traviata, diventando quasi un mito moderno, quello dell’amore puro e sincero che nel mondo corrotto e meschino degli uomini è inesorabilmente destinato a perdere.
La storia di Armand e Marguerite, inoltre, è basata su una vicenda autobiografica, l’amore infelice tra il giovane Alexandre Dumas e la cortigiana Marie Duplessis, morta di tisi come Marguerite, e molto spesso emergono dal racconto il dolore e il sentimento autentico provato dall’autore, rendendo la lettura particolarmente intensa e coinvolgente.
Chi ama la letteratura ottocentesca è inevitabilmente catturato dalle atmosfere eleganti in cui si muovono i personaggi, dalla descrizione degli abiti e dei gioielli di Marguerite, della sua casa piena di tesori, di cene, balli e serate a teatro, come un dipinto delicato, ma ricco di dettagli, che porta con sé il lettore nella Parigi scintillante di metà Ottocento e che costituisce uno dei punti di forza del romanzo. Peccato che l’eccesso di lacrime e di sentimentalismo, sebbene richiesto dal genere larmoyant e dalla forma melodrammatica, sia a tratti un po’ pesante e ci si chiede come sia possibile che i protagonisti non muoiano per disidratazione, dal momento che trascorrono più di metà del romanzo a piangere l’uno per l’altra.
Armand e Marguerite, tuttavia, sono ben caratterizzati ed è apprezzabile la complessità con cui l’autore tratteggia la psicologia della protagonista, divisa tra il desiderio di cambiare e redimersi e il richiamo che la vita di lussi e divertimenti continua ad esercitare su di lei, tra l’amore per Armand e la consapevolezza che esso lo distruggerà, ma nel compiere il sacrificio finale, rinunciando a lui, tornando allo stile di vita dissoluto e aggravando così la malattia che la porta alla tomba, assume quasi i tratti di una santa (non a caso quando il padre di Armand scopre che Marguerite intende lasciare libero il giovane, le dice che lui e sua figlia la ricorderanno per sempre nelle loro preghiere) e finisce con il diventare abbastanza insopportabile.
Questi elementi guastano un po’ il piacere della lettura a chi non ama eccessivamente le storie d’amore strappalacrime e i personaggi in odore di santità, ma il contesto della Parigi ottocentesca merita molto e nel complesso si tratta di un romanzo piacevole e appassionante, una tappa obbligata per chi ama i grandi classici del XIX secolo.