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Racconti d'umanità, per le strade di Pietroburgo
La cosa che più mi ha stupito di questa raccolta di racconti pietroburghesi è lo stile di Gogol': pur appartenendo alla schiera di scrittori russi ottocenteschi, la sua scrittura scorre fluida come se ci trovassimo a leggere un giallo. Con questo non voglio screditare gli scrittori russi, ma solo evidenziare una peculiarità di Gogol', che adotta uno stile più fresco, più moderno. Nonostante questo non lo preferisco a quello di Dostoevskij.
Ogni racconto prova a scavare a fondo nella nostra umanità: mette a nudo alcuni dei nostri conflitti e le contraddizioni; ci mostra le conseguenze che può avere sulla nostra vita una importante mancanza di saggezza, e come la nostra esistenza su questa Terra sia posta sul filo di un rasoio: per quanto possa procedere stabile e uguale da lungo tempo, un evento casuale può sconvolgerla fin nelle viscere.
In queste pagine, l'autore mi è parso già proiettato nella letteratura moderna, pur non sfigurando tra le fila della letteratura del suo secolo. I temi appartengono effettivamente al contesto in cui vive l'autore, temi tanto cari ai letterati russi, che pescano i propri personaggi nelle posizioni inferiori della propria società: uomini costretti a chinare il capo di fronte agli ufficiali e resi folli dall'amore per donne che non possono avere; artisti che vivono in ristrettezze, dall'anima divisa tra l'arte e il mero successo; uomini che svolgono ogni giorno, meccanicamente, le stesse mansioni, e per i quali il semplice acquisto di un mantello costituisce un evento di enorme importanza, oltre che un bivio tra la vita e la morte. Personaggi di tal sorta possono suggerire storie di riscatto, storie in cui l'uomo povero riesce con l'ingegno a elevarsi; ma quanta verità c'è in storie di tal sorta? Parliamoci chiaro, poche sono le storie di questo genere che trovano riscontro nella realtà, sia ai giorni di Gogol' quanto ai giorni nostri. Gogol' era un realista, dunque bisogna aspettarsi dei racconti anche crudi, che fanno male; i protagonisti fronteggiano la durezza della vita, una vita che non fa sconti e che può darti il colpo di grazia da un giorno all'altro.
Ho letto questi racconti tutti d'un fiato, ma devo dire che quello che ho apprezzato di più è senza ombra di dubbio "Il ritratto", che mi ha dato più di uno spunto di riflessione. Il racconto che mi è piaciuto meno è, paradossalmente, l'unico che conoscevo per fama: "Il naso"; mi è parso quello meno carico di spunti.
Ognuno con le sue peculiarità (ma comunque sullo stesso leitmotiv e con la stessa atmosfera degli altri) ognuno di questi racconti vale assolutamente la lettura.
"Otteniamo mai noi qualcosa di ciò che desideriamo? Tutto va alla rovescia. A uno il destino ha dato una magnifica pariglia di cavalli, ed egli ci scarrozza indifferente, senza neppure accorgersi della loro bellezza, nel mentre che un altro, il cui cuore arde di equina passione, se ne va a piedi e non ha che la magra soddisfazione di schioccar la lingua quando i bei trottatori lo sorpassano. [...] In che maniera strana si fa giuoco di noi il destino!"
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Commenti
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credo che le "Anime morte" (almeno a quanto mi è parso di capire), sia il suo capolavoro. Credo proprio che lo comprerò.
Vale.
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