Dettagli Recensione
Nella vita vincono i furbi
In primo luogo, lo consiglio a chi ama le epopee: siamo di fronte a 600 pagine che coprono la vita dei protagonisti per circa trent'anni. Si trattano molti temi sociali e storici: la condizione dei minatori che lavorano nelle miniere di carbone all'inizio del '900, le disparità di classe, le rivendicazioni sociali e politiche, i primi movimenti operai, la grande guerra, ma è soprattutto una storia di persone. Secondo me a Cronin interessava solo marginalmente il tema sociale, egli è molto attento alla psicologia dei personaggi e direi che la tematica che più salta all'occhio è quella che, nella vita, vince il più furbo, l'uomo che si fa strada senza scrupoli, senza morale; questa figura è incarnata principalmente da Joe Gowlan che da minatore diventa padrone, attraverso sotterfugi e illegalità, ma anche da Riccardo Barras, proprietario della miniera di carbone che ha come unico scopo quello di arricchirsi sempre di più, ai danni della povera gente. Per contro, nulla possono l'onesto Davide Fenwick e il sensibile e giusto Arturo Barras, destinati a soccombere nonostante siano interessati solo al bene degli altri. Bellissima la figura della madre di Davide, Marta, che nonostante le disgrazie, mantiene la propria integrità e la propria rigida visione della vita per cui gli uomini sono tali solo se minatori, il voler alzare la testa e credersi qualcosa d'altro porta solo guai. In ultimo, lo consiglio solo a chi ama i melodrammi, perché è una storia romanzata in cui accade di tutto e di più, sorretta da una scrittura molto particolareggiata, soprattutto nella descrizione fisica e psicologica dei personaggi.