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L'ultimo giorno di un condannato a morte
 
L'ultimo giorno di un condannato a morte 2018-10-02 13:20:54 68
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68 Opinione inserita da 68    02 Ottobre, 2018
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Inammissibilità di una morte certa


Condannato a morte! L’ affannoso e disperato respiro di un individuo giovane, sano e forte, rinchiuso in una piccola cella, un conto alla rovescia dentro le settimane, i giorni, le ore, i minuti che lo separano da una condanna definiva, la ghigliottina.
Un diario lucido, spietato, denuncia e condanna di uno spettacolo disumano al cospetto di una folla gaudente di curiosi, un muro di sconosciuti, l’ insopportabile peso di tanti sguardi fissi su di se’.
Un pathos crescente ed agghiacciante, una corsa contro il tempo nella attesa di una grazia, una fuga impensabile, sogni e ricordi di un passato felice vissuto solo un anno prima all’ interno delle gioie domestiche tra donne innocenti, oggi lo sguardo spaventato di una bambina che non riconosce il volto tumefatto e sofferto del proprio padre, solo una maschera del passato.
Il bel ricordo dell’ infanzia e della giovinezza, “…stoffa dorata dai lembi sanguinanti “…, tra allora ed adesso un fiume di sangue, il sangue dell’ altro ed il proprio e … “ quella vita piana e quieta lasciata e vista da lontano… “, attraverso … “ i crepacci dell’ abisso…”, una vita che gli altri continuano a percorrere.
L’ osservare ed il descrive angosce siffatte in un diario potrebbe alleviare le sofferenze, forse scrivere non sarà inutile, ma … “ un verbale del pensiero agonizzante, autopsia intellettuale d’ un condannato ed una lezione per quelli che condannano “...
Rifletteranno sulla differenza tra il dolore fisico e quello morale, e che cosa si intende per morte indolore e fine dolce, senza sofferenza, ma chi ne possiede la controprova e la consapevolezza?
Condannato a morte! … “ L’ infernale pensiero è sempre qui, in una rivoluzione compiuta in se’”….
Fino a questo infausto momento si respirava, si palpitava, si viveva nello stesso spazio degli uomini, adesso si distingue una barriera tra se’ e il mondo e gli altri assumono l’ aria di tanti fantasmi.
Non resta che chiudere gli occhi, coprirli con le mani e dimenticare il presente nel passato.
Una denuncia cruda, spietata, terribilmente vivida e pulsante, un crescendo di lucida consapevolezza, una contrapposizione luce-buio, speranza-disillusione, ragione-volontà , prigionia-libertà’, un percorso obbligato ed il flebile soffio di una grazia che non c’è e mai ci sarà.
Non viene citata la colpa commessa e non importa, così come, già al momento della nascita siamo stati condannati a morte certa, rimane un senso profondo ed un grido prolungato e strozzato di una attesa protratta, tra attimi di serenità e sospiri di umana dissolvenza, per il resto la terribile consapevolezza di un destino certo e di una fine crudelmente spettacolarizzata, una gogna “mediatica “ macabra e violenta, del tutto disumana, al servizio di un senso di giustizia ingiusto!!

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Commenti

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Bellissima e toccante recensione, Gianni! L'avevo letto l'anno scorso, mentre un paio di giorni fa ho terminato di leggere un altro romanzo di Victor Hugo, "Novantatré" e anche tra quelle pagine si dà spazio al tema della condanna a morte. Un grandissimo Hugo, una denuncia coraggiosa contro la pena di morte!
In risposta ad un precedente commento
68
04 Ottobre, 2018
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Grazie. Proprio così, un romanzo estremamente vivo e profondamente vero, una denuncia consapevole e molto ben argomentata!
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