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Tra oriente ed occidente
«Considerò la sua identità, una cosa che non aveva mai fatto prima, finché la testa non gli girò. Era una figurina insignificante nel rombante turbinio dell’India, e stava andando a sud, verso un destino sconosciuto.»
Kimball O’Hara, detto Kim, è il figlio quattordicenne di un sottufficiale britannico di stanza in India. Orfano di entrambi i genitori fin dalla prima infanzia, cresce libero e selvaggio per le strade di Lahore, palestre di vita orientale. Un giorno, per puro caso, Kim incontra un anziano ‘lama’, un monaco tibetano alla ricerca del ‘Fiume della Freccia’, nelle cui acque intende immergersi per liberarsi finalmente della ‘ruota della vita’, il ciclo di esistenze terrene nel quale tutti noi siamo imprigionati. Kim, affascinato dal sant’uomo, si offre di diventare per lui una sorta di discepolo, il suo ‘chela’. Durante il viaggio, il giovane O’Hara verrà riconosciuto dal reggimento cui apparteneva il padre e, separato dal suo ‘lama’, verrà istruito presso un collegio britannico, dove verrà iniziato allo spionaggio al servizio della Corona inglese.
“Kim”, romanzo picaresco di Età vittoriana (fu in realtà pubblicato nel 1901, anno in cui terminò il lunghissimo regno della Regina Vittoria, ma presenta molte delle caratteristiche tipiche dei romanzi di quell’epoca), ruota interamente attorno alla crescita morale del suo giovane protagonista. Vivendo la propria vita a cavallo tra lo spiritualismo orientale e il materialismo occidentale, Kim imparerà presto che le diversità, opportunamente coltivate e bilanciate con sapienza, possono rivelarsi le nostre più grandi ricchezze.