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Il bene e il male
“Hai pronunciato le tue parole come se tu non riconoscessi l’esistenza delle ombre, e neppure del male. Non vorresti avere la bontà di riflettere sulla questione: che cosa farebbe il tuo bene, se non esistesse il male? E come apparirebbe la terra , se ne sparissero le ombre? Le ombre provengono dagli uomini e dalle cose. Ecco l’ombra della mia spada. Ma ci sono le ombre degli alberi e degli esseri viventi. Vuoi forse scorticare tutto il globo terrestre, portandogli via tutti gli alberi e tutto quanto c’è di vivo per il tuo capriccio di goderti la luce nuda? Sei sciocco.”
L’ospite non invitato, Levi Matteo, viene apostrofato da Woland, il Demonio, nelle battute finali del romanzo e queste poche, significative parole, sono per me il sugo di tutta la storia.
Che storia? La potrei definire una capriola dell’immaginazione , un tuffo carpiato con doppio avvitamento, una sospensione delle categorie spazio temporali e di qualsiasi certezza della quale si nutre la nostra razionalità.
Il lettore che voglia procedere con la lettura di questo atipico romanzo dovrà per forza mettere da parte la razionalità e procedere quasi affidandosi anch’egli all’unico motore dell’azione: il Demonio appunto. Egli irrompe nel maggio russo e rosso del più marcato stalinismo e mette tutto a soqquadro. Che vada tutto al diavolo, appunto. Niente più certezze, né rigidità , un po’ di sana fantasia in questa città morta dove ogni cittadino vive nel terrore di una perquisizione, di una delazione, di una denuncia. Tutto deve rimanere immobile per garantire serenità ma, si sa, l’uomo è essere perfettibile e basta un nonnulla per fargli modificare la visione. Eppure l’arrivo del Demonio, sotto le sembianze di un mago con un seguito picaresco, compreso un gatto dalle movenze umane, è cosa dura da far digerire. Lo scetticismo impera, lo sconfinamento nella pazzia segue, il caos è totale. Solo Margherita, anima in pena per la scomparsa del Maestro, scrittore incompreso, suo amante, è in grado di comunicare efficacemente col diavolo in persona, gli rende perfino dei servigi e in cambio verrà ricompensata.
A tratti divertente, magicamente surreale, il romanzo offre anche uno scritto nello scritto, il romanzo appunto del Maestro incentrato sulla Passione del Cristo, pagine di una bellezza raffinata che sole valgono tutta la lettura. I due scritti paiono a tratti uno complementare all’altro nell’economia totale e strettamente connessi alla biografia dell’autore, alla travagliata storia editoriale dello stesso romanzo, apparso postumo, e alla storia della Russia. Di esso sono state offerte svariate chiavi di lettura, la mia è quella della citazione iniziale, un invito appunto a contemplare il Bene e il Male come necessarie forze contrapposte sì ma indissolubili.
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Sempre ottime recensioni, le tue! Avevo molto apprezzato questo autore (l'unico russo finora con cui sia andata d'accordo!) in "Cuore di cane". Terrò presente anche quest'altro famosissimo titolo, grazie! :)
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