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Una comunità a Gerusalemme
"Finché il tuo cuore sarà legato alle cose terrene, rimarrà legato al dolore".
Selma Lagerlof, grandissima scrittrice svedese (Premio Nobel 1909), scrisse questo libro dopo un viaggio in Palestina, compiuto nel 1899, per visitare una comunità religiosa d'impronta americana, che si era là stabilita per vivere più intensamente il Cristianesimo, e che era stata seguita da una trentina di Svedesi piuttosto abbienti, i quali lasciarono la Svezia dopo aver venduto all'asta i loro beni.
"Jerusalem" venne pubblicato in due volumi (ciò è ben percepibile nella struttura dell'opera) in data 1901/02, e fu subito bestseller.
L'autrice notò certamente la grandezza d'animo di questi pellegrini, ma fu pure colpita dai forti dissidi fra le varie comunità dai diversi orientamenti, protese a contendersi le anime, in un periodo in cui il dialogo interreligioso non era affatto in auge. Così che possiamo leggere come, accanto all'austera Gerusalemme storica, sia sorta quella moderna : "qui i cattolici dicono male dei protestanti, i metodisti dei quaccheri, i luterani dei riformati, i russi degli armeni. Qui s'infiltrano l'invidia e la gelosia (...) qui non c'è posto per la misericordia, qui tutti si odiano".
E' sempre bello leggere Selma Lagerlof, così capace di farci uscire per un momento dalle strettoie della nostra contemporaneità, in modo poi di rientrarci un po' rinnovati e più liberi, come emancipati rispetto alla martellante attualità, perché questa scrittrice eccellente pare saper scegliere sempre il sentiero che conduce alla fonte delle cose.
C'è nel libro qualcosa di fiabesco che incanta e c'è qualcosa di epico che infonde una speciale grandezza a queste numerose pagine improntate dal tocco poetico conferito dal dono della semplicità.
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Selma Lagerlof
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