Dettagli Recensione
L'uomo è un essere ingrato
Resto sempre privo di difese davanti al genio di Shakespeare.
Il suo stile è meraviglioso e carico di significato; un significato che si può cogliere abbastanza facilmente, riservando alla lettura quel minimo di attenzione in più che è necessaria quando ci si trova di fronte a geni come il Bardo.
Devo dire che, mentre opere come "Amleto" e "Macbeth" o anche lo stesso "Otello" focalizzano l'attenzione su uno massimo due personaggi, "Re Lear" ha un assortimento di personaggi forti davvero ampio: il nostro vecchio e folle protagonista; le sue tre figlie; il Conte di Kent e Gloucester coi suoi due figli Edgar ed Edmund; il Matto (quest'ultimo davvero super interessante). Ognuno di questi personaggi sembra poter dire la sua e credo che il "Re Lear" possa considerarsi davvero un dramma corale, in cui tutti hanno la propria importanza e possono essere considerati quasi dei protagonisti.
Anche se tutte le opere di Shakespeare - almeno quelle che ho letto finora - inglobano in sé stesse una moltitudine di temi, mi è sempre piaciuto individuarne uno centrale su cui ruota l'intera storia. Per il "Re Lear" posso dire certamente che è l'ingratitudine filiale. Impossibile non restare toccati o arrabbiarsi di fronte all'atteggiamento di Goneril e Regan nei confronti del padre Lear: pronte a snocciolare frasi adulatorie prima che quest'ultimo gli faccia dono del suo regno; pronte a lasciarlo fuori dalla porta in una notte tempestosa una volta ottenuto ciò che volevano. L'unica figlia che lo amava, incapace di lodarlo "a comando", viene diseredata per questo motivo. Questo genera un'antipatia immediata nei confronti del vecchio Re, antipatia che scemerà immediatamente, perché immediatamente ci renderemo conto che Lear è in preda a una spaventosa follia.
Intorno a questo "filone narrativo centrale", si snoda quello che ha come protagonista Edmund, figlio bastardo del Conte di Gloucester, che per impadronirsi dei possedimenti del padre imbastrà un sotterfugio - in modi che lo renderanno un po' il successore dello Iago di "Otello" - che non vorrà risparmiare né suo padre né suo fratello Edgar, figlio legittimo del Conte che sarà costretto a travestirsi e a fingere d'esser pazzo (vi ricorda qualcosa? Si veda Amleto).
All'ingratitudine filiale - che a pensarci bene è un tema quanto mai attuale - si contrappone il vero amore della figlia diseredata e la pura devozione del Conte di Kent, che seguirà il suo padrone nella sua follia e sotto mentite spoglie, dato quest'ultimo gli ha ordinato l'esilio per aver preso le parti di Cordelia durante il loro diverbio.
La follia non manca quasi mai, nelle opere di Shakespeare, ed è incredibilmente interessante come lui riesca a darle diverse sfumature in base alle cause e alla persona specifica che colpisce. Basti pensare alla follia di Ofelia per la perdita del padre Polonio, a quella di Otello scatenata dalla gelosia, a quella (anche se non si può definire precisamente follia) di Romeo e GIulietta trascinati dal loro amore immaturo. Quella di Lear si va ad aggiungere alle altre e anch'essa si distingue. Il Re, già folle prima delle malefatte delle sue figlie Regan e Goneril, si veste di una pazzia regale, accentuata dal potere ormai perduto. Lui ha ormai perso il potere di governare le sue figlie, il suo regno, allora impartisce ordini al cielo, ai fulmini, alla pioggia; entità che ovviamente sono fuori dalla sua portata.
Il declino di questo Re - e del suo regno - è un qualcosa che non può far altro che affascinare. "Re Lear" va letto, come tutte le opere del Bardo.
"When we are born, we cry that we are come to this great stage of fools.
Nascendo piangiamo perché siamo venuti su questo grande palcoscenico di pazzi."
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Commenti
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sì, sono d'accordo con te. Purtroppo, nelle mie zone, di rappresentazioni shakespeariane non si vedono spessissimo. Bisognerebbe che mi allungassi in qualche altra città e penso lo farò. Nel frattempo, mi consolo con le rappresentazioni in video; tra l'altro, proprio oggi trasmetteranno un adattamento con l'immenso Anthony Hopkins nei panni di Re Lear.
Vale.
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