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La delicatezza della tristezza
Il sognatore. Questo è il punto cardine di uno dei picchi più alti raggiunti dalla letteratura. Il sognatore che rappresenta ogni lettore che si rispetti, cos'è il lettore se non un sognatore? Il continuo rifugiarsi nei libri è molto simile al sognare in continuazione, per cercare quell'effimera felicità, quel viaggio fuori dal nostro corpo, in giro per il mondo, restando comodamente nella propria stanza, con un libro in mano o con gli occhi chiusi. I due personaggi di questa perla di Dostoevskij sono due sognatori che, detto brutalmente, si incontrano, raccontando i propri desideri, le proprie paure e speranze per poi separarsi, per sempre. Sì, per sempre, perché per i sognatori, per gli abitanti del "sottosuolo Dostoevskijano", la felicità è un qualcosa di inafferrabile, così come lo è per tutti, ma in maniera più triste, più dolce, perché i sognatori non hanno molte opportunità, nel corso della loro esistenza, di conoscere a fondo questo sentimento così cercato da tutti. E cosa fare in questi casi? Disperarsi fino alla propria fine? No, è qui la differenza con l'uomo comune, basta semplicemente accontentarsi di quella goccia di acqua limpida caduta in un lago di acqua torbida