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LO SPECCHIO DEI TEMPI
Sdegno, rabbia, orgoglio, ferocia ed energia. Giovinezza e ambizione. Il mito napoleonico irripetibile e non più imitabile, un contesto sociale ostile, classista e irraggiungibile, fatto di privilegi e di privilegiati. Una Francia all’ombra della seconda Rivoluzione.
La storia di una scalata sociale? La storia di un fallimento? L’emblema di un’epoca? Chi è Julien Sorel? L’ideale che si scontra con il reale? L’ipocrisia fatta persona? Uno squarcio anacronistico nella storia?
Difficile rispondere. Basti questo: un personaggio memorabile che si imprime nell’immaginario del lettore a dispetto di qualche sgambetto sornione che gli tende il suo autore. La materia di un romanzo complesso che tra il serio e il faceto restituisce un’epoca ai suoi contemporanei, in tempi non facilissimi.
Un universo complesso e mutevole, difficile da decifrare ma che Stendhal ha riproposto con realismo disarmante, con gradevole ironia, attingendo da diversi moduli narrativi: romanzo politico, romanzo storico, romanzo psicologico con a capo un plebeo ribelle, un fallito dongiovanni, lo specchio dei tempi che vive come il romanzo che lo rappresenta: “Eh, signori, un romanzo è uno specchio che viene trasportato lungo una strada maestra. Ora vi rimanda l’azzurro del cielo, ora il fango dei pantani…”
Infine, la storia di una vita, eroica e disperata, ricca e vacua, un’eterna dicotomia, un oscillare opportunista tra il rosso e il nero in un esempio perfetto di mirabile trasformismo che si risolve nell’autodistruzione.
Un libro sempre attuale. Da leggere.
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