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Il Conte di Montecristo
 
Il Conte di Montecristo 2018-03-10 17:27:59 Chiara77
Voto medio 
 
3.5
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
3.0
Chiara77 Opinione inserita da Chiara77    10 Marzo, 2018
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Aspettare e sperare

Edmond Dantès è un giovane marinaio, il 24 febbraio 1815 sta tornando nel porto della sua città, Marsiglia, a bordo della nave dove lavora, il Faraone. Il ragazzo è bravo, industrioso, energico e ha buoni sentimenti. Ha pochi affetti a cui è legatissimo: il padre anziano e la fidanzata, Mercedes. La vita sembra sorridere al buon giovane: stimato dal proprietario del Faraone, quasi sicuramente ne diventerà il nuovo capitano, visto che quello precedente era appena morto e sposerà l'amatissima Mercedes, prima di riprendere la via del mare, dovuta alla carriera di marinaio.
Ma c'è bisogno che continui a riassumere, se pure a grandi linee, gli elementi costitutivi della trama di questo celeberrimo romanzo? Io stessa prima di iniziare la lettura li conoscevo già. Chi non conosce la storia del conte di Montecristo? La storia di Edmond Dantès, ingenuo perchè incapace di provare i sentimenti cattivi di cui rimane purtroppo vittima, cioè l'invidia, la gelosia, l'avidità, che viene tradito nel modo più vile da alcuni conoscenti e, nel giorno che avrebbe dovuto essere il più felice della sua vita, viene arrestato e condotto nel tenebroso Castello d'If, dove venivano rinchiusi i prigionieri politici.
All'inizio Edmond sembra perdere ogni speranza, passano i giorni, i mesi e gli anni e la prospettiva di trascorrere tutto il resto della vita in isolamento lo fa pensare concretamente al suicidio. Inaspettatamente riuscirà però ad entrare in contatto con un altro essere umano, un altro prigioniero, Faria, che viene considerato da tutti un pazzo ma che in realtà è un uomo eccezionale. Egli inizierà Edmond alla cultura, gli insegnerà le lingue, la filosofia, le scienze, lo farà tornare a sperare, gli rivelerà che esiste uno straordinario tesoro e che lui conosce il luogo in cui esso è sepolto. Edmond ricomincia ad aver voglia di vivere, ma grazie agli insegnamenti di Faria riesce a capire finalmente perché si trova in quel luogo, pur essendo innocente, si rende conto di è stato a tradirlo e a lasciarlo consumarsi nell'oscurità di una cella sotterranea del Castello d'If. In quel momento Dantès cambia, il suo animo luminoso si spegne per dare spazio quasi soltanto ad un irresistibile desiderio di vendetta. Il Caso, il Destino o la Provvidenza lo faranno evadere dalla sua prigione e da quel momento lo scopo della sua vita sarà trasformarsi in una specie di angelo vendicatore.
Devo ammettere che fino al momento dell'evasione la lettura di questo libro mi ha dato molta soddisfazione: mi sono emozionata ed immedesimata nella tremenda sorte del buon Edmond, la narrazione mi ha coinvolto, essendo scorrevole e piena di colpi di scena. Dopo, sinceramente, ho iniziato a trovarla un po' pesante: sono descritte tutta una serie di macchinazioni, intrighi, travestimenti e cambi d'identità che mi sono sembrati eccessivi. L'autore si inoltra in una serie di divagazioni, presentazione di personaggi secondari, esposizione di storie nella storia che in seguito saranno tutte spiegate, ma che personalmente non amo. Il romanzo è infatti uno dei capostipiti del famoso genere del feuilletton, che apprezzo fino ad un certo punto.
Inoltre mi sono sembrati inverosimili molti, troppi particolari. A livello sociale, ad esempio: quasi tutti i personaggi principali (a partire da Dantès, che ha trovato il tesoro) da semplici popolani, pescatori, marinai, al massimo di condizione piccolo-borghese, nel giro di una decina d'anni si ritrovano milionari, nobili straordinari, Pari di Francia... Un po' strano nella società ottocentesca. Ed anche molti altri particolari spiccatamente inverosimili, che adesso non voglio rivelare per non spoilerare troppo, tutti tipici del romanzo d'appendice.
Quindi, in conclusione, sicuramente un libro che sono contenta di aver letto, poiché è un classico che fa parte del bagaglio culturale del lettore medio, un grande capolavoro ottocentesco che riscosse all'epoca tantissimo successo e che lo riscuote anche al giorno d'oggi. Pensavo però che avrei amato di più questo libro prima di iniziarne la lettura, che per buona parte del romanzo è stata più faticosa del previsto.

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Commenti

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Complimenti bella recensione. Certo attendere è sempre difficile, così come lo è sperare. Ma forse tempra il carattere o no? Non saprei certo personalmente trovo sempre difficile recensire i classici, ma tu l'hai fatto benissimo. ciao Ornella
In risposta ad un precedente commento
Chiara77
10 Marzo, 2018
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Grazie Ornella, troppo gentile. È difficile aspettare e sperare ma sicuramente è più difficile perdonare, che però alla fine è l'unica via per continuare a vivere? Rimane il dubbio.
In effetti non è stato facile recensire questo libro che mi ha conquistata soltanto a metà e che ho letto con moltissime - forse troppe- aspettative.
Cari saluti,
Chiara
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