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Ponti o muri?
'Le affinità elettive' uscì nel 1809 quando l'autore - non più giovanissimo – si era già affermato in campo letterario e poetico.
Questo è il suo quarto romanzo.
Come nell'opera prima 'I dolori del giovane Werther', al centro della narrazione troviamo la passione focosa, l'amore smisurato e certo non sereno anzi forse quasi dannato, oltre a tutto ciò che talvolta può muoversi attorno a una coppia ufficiale ovvero dinamiche poco trasparenti, turbamenti, desideri repressi e idealizzazione della persona amata.
Edoardo e Carlotta si sposano in età matura (ma sempre nel pieno della virilità) e vanno a vivere in un castello immerso nel rigogliosissimo parco di loro proprietà godendo appieno del felice status di ricchi signorotti di campagna.
Tra progetti di ristrutturazione del podere e lunghe passeggiate ritempranti tutto sembra procedere serenamente almeno sino all'arrivo di un amico d'infanzia e di scorribande del barone e, subito dopo, della nipote adottiva della baronessa, tale Ottilia.
Da qui in poi le complicazioni saranno all'ordine del giorno e le vicende narrate si arricchiranno di colpi di scena dettati da nuove affinità caratteriali sino ad arrivare a tradimenti consumati o anche solo fortemente desiderati.
A quanto pare anche nel lontano settecento, pur in una società assai diversa dall'attuale e profondamente costipata dall'etichetta e dai giochi di ruolo stabiliti, l'amore muoveva ogni cosa, creando e consolidando così come pure distruggendo e devastando.
L'amore è il più potente motore del mondo e sempre lo sarà: costruisce ponti e abbatte muri con la stessa facilità con cui a volte si adopra per l'esatto contrario.
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