Dettagli Recensione
Decadenza
Un uomo e una città, che detti così, possono sembrare due identità distinte, ma entrambi sono accomunati da una cosa, la decadenza, il non voler cedere e rimanere a galla seppur consapevoli che il destino ha in serbo altro per loro.
Gustav Aschenbach è un famoso scrittore che decide di partire e dopo qualche ripensamento trova la meta adatta al suo scopo, Venezia. Un uomo abituato a parlare di bello ma che fisicamente sta decadendo, solo grazie alla presenza del giovane polacco Tadzio ritrova un guizzo di vitalità. Per Aschenbach, Tadzio non è solo un ragazzo e un nome, per lui diventa una ragione di vita che riattiva tutta una serie di atteggiamenti ed emozioni che Mann volutamente esagera, rendendo bene l’idea della fase che il protagonista sta vivendo.
Mann è esemplare anche nel descrivere una Venezia che si avvicina a un punto critico e seppure molti continuino, in maniera decisa, a voler celare il vero pericolo, ormai la sua decadenza è così palese e
tangibile che resta poco da fare.
Un piccolo romanzo che attiva molti pensieri. Difficile non riflettere sulla follia (l’infatuazione) che colpisce il protagonista, uno stravolgimento tale nell’anima e nel corpo che solo una penna valida poteva rendere così manifesta e ben descritta. L’altro aspetto che mi ha particolarmente colpito è l’egoismo, il protagonista pur di non rinunciare alla vista dell’amato non avvisa del pericolo imminente.
Il finale è la degna conclusione di una follia. Ho visto che dal libro è stato tratto un film di Visconti che sicuramente guarderò.
Concludo dicendo che è un libro intenso, breve ma di non semplice lettura. Date un’opportunità a quest’opera, non ne rimarrete delusi.
“Allora avrebbe potuto posare la mano, in segno d’addio, sul capo del fanciullo che era stato lo strumento di una divinità beffarda e poi, ritirandosi, fuggire da quella palude. Ma nello stesso tempo si sentiva infinitamente lontano dal voler realmente compiere un simile passo. Era un passo che lo avrebbe riportato indietro, che lo avrebbe restituito a se stesso, ma niente teme maggiormente chi è fuori di sé che il rientrare in se stesso”.
Buona lettura.
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Commenti
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Federica
Complimenti, Federica, una bella recensione!
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Ciao,
Chiara