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De profundis
 
De profundis 2018-02-10 20:33:48 GIGLIOLIBRI
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Opinione inserita da GIGLIOLIBRI    10 Febbraio, 2018

Oscar, uno di noi

Nel 1985 Oscar Wilde viene dichiarato colpevole di sodomia e, per questo, incarcerato e condannato ai lavori forzati per due anni. Questo libro è in realtà un’epistola che Wilde scrive durante gli ultimi due mesi di prigionia al suo amato Lord Alfred Douglas (Bosie).
Oscar Wilde viene portato in tribunale proprio dal padre di Bosie che lo cita in giudizio soprattutto per annientare, ferire, sconfiggere il suo stesso figlio in una guerra che, tra i due, dura da sempre. I due si giocano la vita di Wilde in una partita senza esclusione di colpi che vedrà l’artista piegarsi davanti ad un processo infamante, vergognoso e prezzolato che gli costerà la reputazione e quasi la vita.
Prima di tutto voglio dirvi che c’è una tale esibizione di cultura ed intelligenza in questo libro da ammaliare in modo assoluto. Leggerlo vuol dire farsi venire la voglia di comprare almeno altri 10 volumi. Wilde fa talmente tante citazioni filosofiche, letterarie, religiose che ti viene proprio la curiosità di approfondire, di andare a leggere quei libri, quelle poesie e di scoprire i loro autori. Nonostante la grandezza d’artista e la complessità dell’uomo, Wilde si esprime con una purezza di spirito ed anima da sembrare un bambino.
Per 130 pagine voi leggerete la storia dell’amore verso Bosie e del disamore di questi nei confronti di Wilde, le motivazioni per le quali Wilde si trova in questa situazione, le recriminazioni al suo amato, le riflessioni che lo portano a capire perché sia in carcere. Sono pagine molto intime, di profonde riflessioni che toccano davvero molti aspetti della vita di Wilde e di noi stessi. Io ho diviso questo libro in 3 capitoli immaginari.
I° capitolo: Wilde fa una disamina della situazione in cui si trova in correlazione a ciò che Bosie gli ha combinato…e, credetemi, gliene ha proprio combinate tante. Voglio fare una veloce lista della spesa per farvi rendere conto della personcina che era il nostro Bosie:
- Arresta la creatività di Wilde
- Ne causa il tracollo finanziario
- Distrugge parte della sua rete di amicizie
- Lo usa per rivalsa nei confronti del padre
- Lo usa e basta, per qualsiasi cosa
- Lo fà finire in galera per poi ignorarlo completamente durante i due anni di prigionia
- Gli fa pignorare qualsiasi cosa
- Impedisce, tramite la condanna del tribunale, ogni possibilità di Wilde di ricominciare una vita ed una carriera una volta uscito dal carcere
…se vi pare poco, il resto scopritelo voi !
II ° capitolo: Wilde capisce che per sopravvivere a questa esperienza deve trarne qualcosa di positivo. Comincia a considerare il dolore come leva per diventare una persona miglior. “Debbo far sì che tutto ciò che mi è accaduto sia un bene per me “ (…) “respingere le nostre esperienze è arrestare il nostro sviluppo” e ancora “ ..sento che non vergognarmi del mio castigo è uno dei primi stadi a cui debbo arrivare per il mio perfezionamento interiore appunto perché sono stato tanto imperfetto”.
In questa fase del libro troviamo un uomo consapevole del fatto che, se si trova a vivere un’esperienza come il carcere è anche a causa sua, dei suoi comportamenti così orientati all’edonismo, al narcisismo ( è vero, Dorian Gray è proprio lui) alla sola ricerca del piacere. Wilde deve fare i conti con il suo passato per accettare il presente e provare e ricostruirsi un futuro come uomo e come artista. Deve fare in modo, come scrive lui, di cambiare il passato. E questo cambiamento può passare solo dal pentimento .Va da sé che qui comincia la parte religiosa del libro. Wilde legge tutti i giorni il Vangelo e comincia a sentirsi in comunione con la religione ma soprattutto con la figura del Cristo. Wilde addirittura si identifica, in quanto artista, con Cristo come primo personaggio romantico. A parer mio la parte più noiosa del libro, non manchevole di delirio di onnipotenza e di debolezza umana allo stesso tempo.
III° capitolo: sicuramente la parte migliore di questa epistola sono le ultime 40 pagine. La grandezza culturale ed artistica di Wilde lascia il posto, inchinandosi, all’ uomo Oscar. Sono le pagine più strazianti, più vere, più commoventi nelle quali scopriamo che l’amore che prova per Bosie vince su tutto. Sulla povertà, sulla sofferenza, sull’arte, sull’inadeguatezza del giovane amante. “ il fatto che Dio ami l’uomo ci dimostra che nell’ordine divino delle cose ideali è scritto che amore eterno verrà dato a chi ne è eternamente indegno”. Ci sono di nuovo sprazzi di recriminazione ma Oscar sta già organizzando il suo incontro con Bosie una volta uscito dal carcere. Questa disgraziata passione, questo amore malato è, per l’uomo Oscar, ciò che forse lo tiene in vita più di tante altre cose.

Ho letto questo libro su consiglio di una conoscente che mi ha detto averle suscitato molte emozioni tra cui, la prima e più importante, l’odio verso Bosie. A me questo libro ha dato tanto e trasmesso molte emozioni diverse ma mai, durante tutta l’epistola, ho voluto male a Bosie. Perché, per quante cose spiacevoli Wilde scriva di lui, si capisce con lucidità incredibile che l’amore che Wilde prova nei suoi confronti sia così totale e cieco che, se non gli perdona qualsiasi cosa, di sicuro lo scusa di tutto. Cerca, sì, a più riprese e con toni diversi, di fargli capire i suoi errori ma, in definitiva, lo manleva di ogni responsabilità per i suoi comportamenti errati. “Se si dà ad un bambino un giocattolo troppo ingegnoso per la sua piccola mente e troppo bello per il suo occhio egli, se è capriccioso romperà il giocattolo. Così hai fatto tu. Ti sei impadronito della mia vita , ma non hai saputo cosa farne. Era una cosa troppo meravigliosa nelle tue mani. Sfortunatamente eri capriccioso, e la rompesti”
Ovviamente ho fatto delle ricerche per sapere come fosse finita la loro storia. Una volta scarcerato Wilde, come da suo desiderio, ha incontrato di nuovo Bosie. Sono andati a vivere il “loro” amore lontano dalla vittoriana Albione. Purtroppo Bosie non si è smentito e, dopo avere negato di avere mai ricevuto la lettera di Wilde, ha anche negato il loro amore lasciando Wilde e tornando in patria dietro minaccia della famiglia di vedersi chiudere il rubinetto degli alimenti.
Ho scoperto un Wilde umano ed ho spesso pensato, durante la lettura, “Oscar, uno di noi”.

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siti
11 Febbraio, 2018
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1985? Occhio alla data. Benvenuto.

11 Febbraio, 2018
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Ottimo commento.
Non concordo solo sul fatto che il "secondo capitolo" sia il più noioso. È qui che OW fa i conti (ovviamente di parte") con il suo dolore e con il senso del suo essere artista. È secondo me la parte meno "privata" e più "filosofica" della lettera.
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