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Fallimento matrimoniale o delitto onnisciente?
Un viaggio in treno ed una confessione uxoricida di un certo Pozdnysev ad un passeggero senza nome diviene riflessione onnisciente sui temi dell’amore, della famiglia, dei figli, della gelosia, del tradimento.
È un Tolstoy diverso, quello di “ La Sonata a Kreutzer “ ( 1891 ), reduce da una profonda conversione evangelica, un uomo pervaso da forti intenti teorici e spirituali esposti nella postfazione.
La forza espressiva di questo romanzo breve, un lungo monologo attraversato da un tema univoco, il fallimento dell’ istituzione matrimoniale, considerato un po’ dostoevskijano nella rappresentazione del tormento e dell’ estasi, contravviene l’ idea moderna di amore simbolo di apertura, eguaglianza, pari opportunità, crescita condivisa, massima espressione di scelta libertaria nella costruzione famigliare e nel concepimento figliale.
Nulla di tutto questo, qui il matrimonio è classificato a tomba dell’ amore ( per Cristo e la sua parola ), infelicita’ ed oppressione, somma di particolarismi, schiavitu’ sessuale e del corpo per l’ uomo, civetteria e ricatto da parte della donna, un egoismo estremizzato dalla nascita ed educazione dei figli, un vero tormento, inasprendone toni e contenuti.
E che dire del protrarsi nel tempo di questa recita, e dell’ accrescersi di molteplici negatività , il sospetto, la gelosia, il tradimento per una fine ineluttabile? Un legame morto, culla di dogmatismo e falsità, istituzione creata per rendere gli uomini schiavi.
Il punto d’arrivo? Rapporti sempre più ostili, …” non sarà più la discordia a creare l’ ostilità ma l’ ostilità a causare la discordia “...
Ed allora, secondo l’ autore, quale rimedio? Nessuno, se non un drastico cambiamento di rotta con l’ abbandono dell’ egocentrismo ed una evangelizzazione di più ampio respiro.
Temi vasti, complessi, qui rappresentati in modo crudo ed univoco, ben lontani da libero arbitrio e naturali scelte amorose ( l’ oggi ).
Lo stesso Pozdnysev, pervaso da un delirio onnisciente, finisce per cadere in un baratro, vittima e carnefice della propria infondata gelosia e di supposizioni moleste, orchestrando una storia nella storia ed una vendetta che plachi la sete del proprio spirito cieco e vendicativo.
In lui, alla fine, ci sarebbe una labile possibilità di perdono, di fronte a due occhi inermi, forse incolpevoli, di sicuro esterefatti ed affranti, ma è un sentimento tardivo.
Un forte dubbio rimane sulla autenticità del tradimento, di sicuro non nella testa del protagonista, mai sapremo se questo si è di fatto compiuto, ma poco importa perché il racconto è pura oggettivizzazione di un delirio cosciente in un percorso unidirezionale.
Qualsiasi potere salvifico ed estetico di pura bellezza, di cui l’ amore è espressione sublime, è declinato e respinto, ed in questo senso il duetto musicale tra la moglie fedifraga ed il violinista di talento nella rappresentazione della famosa “ La Sonata a Kreutzer “ di Beethoven, una soave melodia che ammaglia i protagonisti nel proprio idillio amoroso e schiavizza i sensi di chi l’ ascolta, rapito dalla delicatezza delle sue note ma fomentandone una gelosia manifesta.
Il racconto vive di un lungo ed incessante crescendo emozionale, di attesa, sentimenti contrastanti, dolorosi ricordi, speranze ormai vane, di necessità e gioia nella propria terribile crudeltà, per una catarsi inevitabile alimentata dal delirio cosciente del protagonista.
Un turbinio di parole, gesti, emozioni, ed una mano che arma il protagonista, invasato, delirante, sospinto da forze estranee, vittima designata di un gesto estremo che non è così cosciente di volere compiere fino in fondo.
L’ esito è un racconto senza pause, costruito su temi piuttosto antiquati ed obsoleti, impensabili oggi, che comunque rapisce e tiene incollati alla sedia, perché la grandezza della scrittura tale rimane e con pochi tocchi l’ autore sa da par suo imprimere voce e forza al racconto catturando l’ attenzione dei più.
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So che la moglie del grande autore ha scritto un romanzo in risposta a questo. Ne dicono bene.
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