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Introspettivo quanto basta.
I turbamenti dell’allievo Torless
Leggere le pagine di Robert Musil, significa entrare da una porta aperta lasciata dall’autore, e spingersi nel groviglio di sensazioni, emozioni, pensieri del protagonista, condividendone l’intimo smarrimento morale.
Il testo è autobiografico, in quanto l’autore trae spunto dall’esperienza vissuta all’interno di un collegio militare austriaco, dove la rigidità delle regole, l’austerità alimentare e l’impegno assiduo nello studio, lasciava poco spazio alla fantasia e al sentimentalismo.
Musil pubblica questo testo nel 1906 non ancora ventiseienne, e già all’esordio come scrittore, desta scalpore. Il libro narra la vicenda di tra giovani che scoprono l’autore di un furto ai danni di uno dei tre e da quel momento in poi, il ladro diventa la loro vittima.
Su Basini, Torless, Reiting e Beinberg utilizzano la minaccia della denuncia come arma di ricatto e in breve tempo Basini viene usato per sfogare la crudeltà e la frustrazione dei tre (spesso il ladro viene malmenato e torturato senza ragione) fino ad essere trasformato nell’amante femminile di ciascuno, mentre il suo corpo diventa il campo delle loro nebulose e sconclusionate ricerche.
Torless pur essendo il meno violento del gruppo è quello che è più motivatamente è spinto da un desiderio di vivisezione psichica, al punto che all’ignaro Basini, chiede: “cos’è che provi quando ti tormento? Forse qualcosa si spezza dentro di te?”. Il povero ladro si lamenta della sua condizione, ma non riesce a dare una risposta.
Poi, quando Basini viene espulso dall’istituto e i tre seviziatori affermano di aver tentato inutilmente di riabilitarlo, tacendo sulle violenze e sulle molestie sessuali inflitte al compagno, Torless tra sé pensa: “se mi avessero chiesto perché hai maltrattato Basini? Non avrei potuto rispondere. O meglio, perché mi interessava il mio processo mentale”.
In questo processo di parziale consapevolezza e di domande senza risposta, emerge l’influenza di Nietzsche sull’autore, in merito alla teoria del super uomo, quando Torless sostiene: “ho l’obbligo verso me stesso di imparare giorno dopo giorno, servendomi di lui (Basini) che l’esistenza umana in sé non significa nulla – è una schietta e beffarda apparenza”.
Infatti, tutta la narrazione è completamente depurata da influenze sentimentali e religiose. I personaggi che entrano in contatto con Torless sono privi di pietà e spesso l’aspetto immateriale o a – razionale è completamente assorbito dalla ricerca scientifica e dalla speculazione filosofica; la fragilità degli egoismi e dei personalismi dei protagonisti ha gioco facile sull’amicizia, sulla gratuità, sulla trasparenza e la benevolenza dei sentimenti.
Musil in qualche modo anticipa la realtà dei nostri giorni, la sensualità che i suoi personaggi vivono è pianificata ed egoistica, la sessualità invece di essere un dono per l’altro, diventa la fredda espressione sacrificale di se stessi, l’impalpabilità psicologica dei protagonisti è alimentata dall’affannosa ricerca di sé e dall’insensibilità per il dolore altrui.
Quello che accade al povero Basini è ciò che accade oggi a coloro che non hanno la forza di difendersi, a quelli che non trovano la lucidità per intuire i perversi piani dei cinici, dei violenti e di quelli che non hanno scrupoli.
Le pagine del libro scorrono lente per la complessità e l’introspezione dell’autore, ma il fascino c’è tutto! Suggerisco la lettura del testo soprattutto per coloro che desiderano inoltrarsi nel capolavoro letterario di Musil: un uomo senza qualità, considerato una pietra miliare della letteratura mondiale di tutti i tempi.
Fabio Mancini.
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