Dettagli Recensione
Penna magica
- “Entrò subito in un'immensità di melma untuosa e di calcina bagnata, seminata di lampioni, e avviluppata, oppressa, penetrata, strangolata, soffocata dalla tenebra di un’umida notte londinese, che è un misto di fuliggine e di gocce d’acqua.” -
“L’agente segreto” è un perfetto noir (privo di eroici investigatori ma con un protagonista dotato di grande potenziale autodistruttivo), ambientato dentro una uggiosa Londra di fine ‘800, pullulante di intrighi e cospiratori.
E’ un noir carico di introspezione, dove il dramma degli eventi nasce come un fiumiciattolo a carattere torrentizio: piccolo e quieto, insospettabile si ingrossa, divenendo capace nel suo scorrere di travolgere senza possibilità di scampo i personaggi sulla scena. In tal senso risulta emblematico il finale dove “il percorso impetuoso del torrente” si palesa nella trasposizione degli stati d’animo fra i protagonisti delle vicende: la calma ignara cede il posto all’improvvisa disperazione, che a sua volta, rovesciandosi verso altri, si lascia alle spalle una stoica imperturbabilità, stavolta figlia dello sconcerto e dell’impotenza.
La pregiata penna di J. Conrad è in grado di analizzare con inconsueto acume le riflessioni e le macchinazioni intime dell’animo umano, facendole riverberare con strabiliante efficacia e naturalezza sui gesti e le fattezze dei personaggi, descritti con eleganza fra le pagine.
- “Vecchia ormai come numero di anni, aveva quel temperamento eccezionale che sembra sfidare il tempo con sprezzante indifferenza, come se si trattasse di una convenzione piuttosto volgare a cui si piega solo la massa dell’umanità inferiore. Di molte altre convenzioni più facili da trascurare – ahimè – non si curava, sempre per via del suo temperamento, o perché l’annoiavano o perché le erano d’impiccio nei suoi disprezzi e nelle sue simpatie. L’ammirazione era un sentimento che non conosceva (con grande, silenzioso rammarico del suo nobilissimo marito): prima di tutto, perché quasi sempre contaminata dalla mediocrità, e poi perché in un certo senso era come un’ammissione di inferiorità. Ed entrambe le cose erano per lei francamente inconcepibili.” -
Se la narrazione fosse scevra di questi momenti, capaci di cristallizzare l’azione per tempi prolungati, senz’altro il ritmo sarebbe più sostenuto, ma inevitabilmente perderebbe una buona parte del fascino che questo romanzo porta con sé.
- “Si sedette dietro il banco, e i pensieri si affollarono pressanti attorno a lui, come una muta di segugi neri affamati” -
Sensazionale è l’utilizzo delle metafore di Conrad, corollario di una scrittura in grado di evocare atmosfere come se fosse un libro di formule magiche.
- “Tutto era così silenzioso, dentro e fuori, che il ticchettio solitario dell’orologio sul pianerottolo si insinuò furtivo nella stanza, quasi a cercare compagnia.” -
Pingue di digressioni, costellato di riferimenti, allusioni e citazioni più o meno implicite (spesso di ardua deduzione in assenza delle preziose note reperibili a piè di pagina in alcune edizioni), “L’agente segreto” si rivela un testo scritto con minuziosa cura dei dettagli, ragion per cui si presta ad offrire al lettore attento nessi e livelli altrimenti insospettabili.
Inoltre, la forza ed il realismo delle interazioni fra i vari personaggi presenti nella storia danno adito ad una ricchezza di situazioni, difficilmente reperibile in altri romanzi dello stesso genere, eludendo acrobaticamente la linearità che in certi casi rischia di affliggere gli scritti di autori troppo ligi ai presupposti del tema centrale.
Questo è un romanzo splendido, capace di far innamorare il lettore e di suscitare un punta di invidia in tutti coloro che nutrano una qualsiasi velleità di cimentarsi nella scrittura.
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Commenti
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Per quanto riguarda Conrad concordo, le acque salmastre sono il suo elemento,
perciò, trovarlo a suo agio anche in questa grigia acqua pluviale londinese,
è stata davvero una graditissima sorpresa.
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