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Il Giallo, ma non per eccellenza (ed è un bene)
Senza aver mai letto la Christie (ma forse un giallo nel vero senso del termine) ho approcciato la lettura di Dieci Piccoli Indiani.
Particolare non trascurabile, non sapevo come andava a finire, cosa che purtroppo succede spesso quando si affrontano libri di questo genere (immagino).
Partendo dallo stile, mi sono reso subito conto di come la Christie si sia sforzata di rendere la narrazione il più agile, densa e veloce possibile. Tutti i particolari non strettamente inerenti o utili alla trama vengono lasciati dal parte, consegnandoci una narrazione frenetica e febbrile, come l'atmosfera che già dopo pochi minuti dal loro arrivo respirano gli ospiti di Nigger Island.
Avrei preferito, lo riconosco, un romanzo più ricco, dettagliato e psicologicamente fine. I personaggi dopotutto (lo dice il titolo stesso) sono dieci, e caratterizzarli in maniera meno stereotipata e "facile" avrebbe reso forse la lettura più difficile ma certo più interessante, anche dal punto di vista critico.
Tuttavia, ci sono alcune cose, in questo libro, che lo rendono originalissimo, speciale e intrigante. A partire dalla struttura della "camera chiusa", forma narrativa in cui (ho letto) la Christie è maestra assoluta. E non si fa fatica a crederlo, tutto è estremamente congegnato nei minimi particolari. La successione delle uccisioni è metodica, strutturata e il fatto che il colpevole possa essere solo uno dei presenti rende la cosa ancora più inquietante.
Mi ha molto sorpreso in positivo la mancanza in questo libro della figura catartica del "detective", che nei gialli spesso rappresenta una sorta di antidoto umano alla paura cieca delle vittime e all'intelligenza spietata e senza scrupoli (spesso venata di follia) dell'assassino. Qui sono tutti potenziali vittime e potenziali assassini, laddove il confine tra il bene e il male diventa dunque fluido: come presto si scoprirà, nessuno nel libro è innocente e nessuno è davvero colpevole. Ma un colpevole dev'esserci, e il finale straordinario di questo libro lo mette in luce con sorprendente abilità.
Una lettura, per concludere, certamente magnetica e piacevolissima, ma troppo breve e scarna. Fosse stato un romanzo di cinquecento pagine, sarebbe un vero capolavoro. E' un peccato che la Christie abbia quasi scientificamente deciso di rimanere nell'ambito del romanzo di genere (che non è un insulto, ma una constatazione), e non abbia tentato la via della letterarietà più ampia. Avrei molto apprezzato una vera riflessione sul tema della colpa (Kara, in russo, da cui i Karamazov, dallo scrittore che meglio di tutti gli altri ha trattato l'argomento) e sull'espiazione attraverso la vendetta...
Ma sono riflessioni da vecchio (ho 27 anni, ma ci si nasce) barbagianni appassionato di Critica Letteraria. Leggete questo bellissimo giallo e non pensate ad altro che svelare il mistero, non ve ne pentirete :)