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Chi semina vento, raccoglie tempesta
Cos’è disposto a fare un uomo per conquistare il cuore dell’amata? E quali delitti può invece perpetrare quanto quel affetto gli viene negato? Non sono certo domande facili, ne forse i primi quesiti che vengono in mente quando ci si approccia ad una storia che ad un occhio distratto può apparire romantica e sentimentale. Il capolavoro di Emily Brönte è però tutt’altro che convenzionale, e non lesina al lettore scene di violenza, un linguaggio volgare o dei personaggi diabolici.
La vicenda sarebbe in realtà narrata dal signor Lockwood, ma il suo punto di vita viene ben presto messo da parte in favore di quello della signora Dean, che intrattiene in lettore come pure il narratore con le vicende delle due ricche famiglie della zona, gli Earnshaw e i Linton. Le vite altrimenti serene di costoro vengono stravolte quando il vecchio signor Earnshaw porta a casa un trovatello, battezzandolo Heathcliff; sarà proprio lui anni dopo a causare la rovina delle famiglie, nonché a corrompere l’animo di chiunque entrerà in contatto con lui.
La vera forza del romanzo sta nei personaggi e soprattutto nei passaggi in cui essi esplicano i loro veri sentimenti. Innanzitutto stupisce la mancanza di un eroe, o perlomeno di un personaggio in prevalenza positivo nelle azioni e nei valori; l’unico metodo per classificare i personaggi è tra attivi e passivi, ossia tra chi come Heathcliff si adopera per manovrare gli eventi a proprio favore e chi come Edgar rimane sempre inerte, perfino quando comprende chiaramente le reali intenzioni dell’antico avversario.
Comunque li si voglia identificare, i personaggi sono oggettivamente difficili da apprezzare, almeno ad una prima occhiata: quando Lockwood fa visita ad inizio romanzo a Wuthering Heights, il lettore si ritrova con lui davanti ad una famiglia che pare quasi maledetta, composta da persone completamente prive di fede, nonché di capacità di vivere in modo civile. Soltanto per merito dei retroscena rivelati da Nelly ci è possibile comprendere quali eventi hanno generato questi caratteri; ed alla fine non si può evitare di affezionarsi anche ai personaggi più meschini e malvagi.
A rendere ancor più drammatiche e passionali le vicende del romanzo è la brughiera inglese, ambientazione suggestiva e perfettamente affine allo spirito dei personaggi: cupa come Heathcliff, selvaggia ed indomita come Catherine e al tempo stesso nobile come Edgar.
Personalmente non sono riuscita ad emozionarmi troppo per questo primo triangolo amoroso quanto per il secondo, e in particolare per la dolcissima storia di Cathy ed Hareton, che alla fine si dimostra il migliore a livello umano, a dispetto della difficile infanzia e degli ostacoli che Heathcliff pone con cura sul suo cammino.
Per quanto riguarda i temi trattati, sorvolo su quelli più palesi e ritriti per puntare l’attenzione sulla vendetta e sul desiderio di rivalsa che ci vengono esplicati nelle loro più tristi conseguenze, anche e soprattutto per chi ne è l’autore.
Altro tema trattato forse in modo più sottile è quello dell’innocenza fanciullesca, della purezza anche nei bambini più selvaggi, che vengono cancellate dalle azioni degli adulti, ovvero con l’ingresso nella società fatta di rapporti spesso falsi ed apparenze da mantenere.
A sfavore del romanzo ho riscontrato soltanto una trama priva di svolte e colpi di scena inaspettati, oltre ad un finale affrettato e troppo positivo per essere in linea con il resto della narrazione.