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How I Decided to Marry my Husband
Durante la lettura di questo favoloso romanzo, non ho potuto fare a meno di stupirmi circa la sua contemporaneità; innanzitutto ho subito fatto un paragone (azzeccato?) con la serie TV “How I met your Mother”, in cui il protagonista Ted racconta ai figli un’eccezionale serie di avvenimenti solo per giungere alla spiegazione di come abbia conosciuto loro madre, come suggerisce il titolo. Analogamente, il romanzo della Austen ha il fine di narrare il radicale cambiamento della protagonista Emma da convinta nubile a felice sposa, ma nel mentre spazia tra una vastissima gamma di altri innamoramenti, grandi incomprensioni e misteriosi sotterfugi, tanto che il lettore finisce col pensare che alcune scelte, come la decisione di Emma di diventare confidente e “consigliera” per la giovane Harriet, andassero proprio evitate, ma alla fine dei conti tutto è predisposto per migliorare il difficile carattere di Emma.
Un altro elemento di modernità è il “friend-zonamento”, di cui la protagonista fa uso sia nel caso delle avances poco gradite da parte del signor Elton, sia più avanti con Frank Churchill che le decide di voler vedere come un amico, al fine di indirizzare le attenzioni di lui verso Harriet.
Ultimo dettaglio contemporaneo è la passione di Emma per le “ship”: la giovane donna si diverte a creare coppie tra amici e parenti e, anche se realizza di sbagliare spesso nelle sue valutazioni, non riesce proprio a smettere di vedere storie d’amore in ogni sguardo, invito o galanteria di sorta.
Attorno a tutte le coppie innamorate (o che si presumono tali), compaiono alcuni tra i più divertenti personaggi creati dalla Austen: la chiacchierona signorina Bates, il signor Woodhouse e la sua fissazione per i malanni e l’odiosa signora Elton, ben decisa ad essere al centro dell’attenzione generale ad ogni costo.
La vicenda in se non è particolarmente corposa e gli avvenimenti importanti risultano pochi, ma a renderla interessante sono i già citati equivoci, dati soprattutto dalle visioni soggettive che ogni personaggio ha degli eventi; così Jane Fairfax viene sospettata da Emma di una relazione clandestina con il signor Dixon, e dalla signora Weston (la povera signorina Taylor!) di aver attirato le attenzioni del signor Knightley, mentre in realtà la ragazza è da tempo fidanzata in segreto con Frank Churchill.
Gli eventi maggiormente degni di nota sono tutti condensati nel ricco finale, che risulta pertanto ben più interessante dei capitoli precedenti. In breve hanno luogo i fidanzamenti tra Jane e Frank (o meglio, l’annuncio dello stesso), Emma e il signor Knightley, Harriet e Robert, seguiti dai rispettivi matrimoni; a tutto ciò si aggiunge la nascita della piccola Anna Weston e la decisione che sia il signor Knightley a trasferirsi ad Hartfield - anziché Emma a Donwell -, per non stravolgere le abitudini del padre di lei.
Ad essermi poco piaciuto è stato invece il protagonista maschile (!); il signor Knightley risulta davvero troppo perfetto e galante fino all’inverosimile, considerando inoltre che la sua è il solo punto di vista a risultare oggettivo e corretto.
Ciò che maggiormente ho apprezzato è senza dubbio la protagonista: Emma è l’eroina austeniana più “umana” tra quelle da me incontrate finora, perché non è umile e passiva, commette degli errori e se ne rammarica, cerca goffamente di migliorarsi e spesso cade vittima delle sue fantasie.