Dettagli Recensione
L'apatia
Nella corrente esistenzialista, accanto a Sartre, Kafka e Dostoevskij, Camus è una figura decisamente di rilievo, che ha sviluppato un pensiero che merita di essere approfondito - una veloce ricerca sul web fornirà materiale sufficiente per delinearne le forme. Ogni libro va visto come un pezzo che contribuisce a delineare il punto di vista di Camus sulla vita. Lo Straniero affronta il problema dell’assurdo e di come ci si abitui a vivere senza farci caso.
Il libro è composto da due parti che sono completamente diverse come stile. Inizialmente si ha la sensazione che la stesura sia avvenuta in maniera oziosa, svogliata. Sembra che l’indifferenza che il protagonista nutre nei confronti della vita sia la stessa che lo scrittore riservi alla scrittura del libro.
Nella prima parte il protagonista vive la vita senza sottrarsi a nessuna attività ma senza alcun coinvolgimento emotivo. Non vive, lascia solo che le cose accadano. Camus lascia che Meursault descriva le sue giornate senza che commenti e senza dare al lettore la possibilità di entrare nel suo animo. Sembra quasi che si voglia indurre nel lettore, nei confronti del libro, la stessa emozione di noia che il protagonista nutre nei confronti dei fatti della vita.
Nella seconda parte tutto cambia. Inizia una presa di coscienza che aumenta gradualmente. Non si intravedono i sentimenti, ma i protagonisti iniziano ad esporre le proprie idee. Ora però Meursault viene privato della possibilità di scegliere, di decidere - anche se quando ne aveva facoltà non lo ha mai fatto - ed è costretto a vivere in base alle scelte degli altri.
In prigione prendono vita pensieri profondi che si schiantano contro le pareti umide della cella. Lui è un prigioniero perché lo è di fatto, ma soprattutto perché pensa da prigioniero e da prigioniero agisce.
Il concetto del tempo viene sfiorato in alcuni punti ed è assolutamente interessante. Ad esempio quando si è abituato al ritmo della vita in cella non esistono più settimane o mesi, ma solo l’oggi e il domani, due giorni uguali che si avvicendano. Interessante è anche la trama che realizza intrecciando il concetto di tempo e morte arrivando alla conclusione che, poiché siamo tutti destinati a morire, farlo a vent'anni o a novanta non fa alcuna differenza. Nulla sembra abbia senso per il protagonista finché non inizia a pensare alla ghigliottina. Quel macabro strumento, che sembra dia finalmente senso a tutto, appare affascinante e cinicamente risolutore. Sembra quasi si sia atteso per tutto il tempo un evento che ponesse fine a quell'avvicendarsi di giorni uguali, sovrapponibili l’un l’altro dall'alba al tramonto.
Indicazioni utili
Commenti
1 risultati - visualizzati 1 - 1 |
Ordina
|
1 risultati - visualizzati 1 - 1 |